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Vado a prendere il mio posto letto: registrazione in un lampo, pago in contanti, mi danno la psw per il wifi
Poi esco di nuov per portare la moto al parcheggio custodito che è lì vicino hanno una convenzione con alcuni alberghi: una notte costa meno di30 centesimi di euro. Nella piazza il comizio è finito, ma riesco ugualmente a scattare una foto col candidato
25/08/19
Mi sono tenuto la mattina per visitare il santuario di Las Lajas: dal mio hostal sono appena 8 km. Si trova in una posizione particolarissima, nel canyon formato dal fiume Guaitara. Già attorno al 1756 ci sono notizie e documentazioni di un santuario in questo luogo, costruito in legno e paglia. Nel 1800 ne fu poi costruito uno nuovo, in seguito ampliato e collegato al lato opposto del canyon con un ponte. Quella che si visita oggi è una costruzione risalente al 1916
In questo articolo del Daily Telegraph (2017) viene nominata chiesa più bella del mondo. I gusti sono personali, ma la costruzione è davvero particolarissima.
Prima, come faccio di solito, passeggiata di matina presto per sgranocchiare qualcosa e scattare le prime foto della giornata
La piazza del comizio: spero che nei programmi ci sia spazio per l’assistenza di quelli costretti a dormire per strada
Colazione
In hostal mi tengono i bagagli e vado quindi a prendere la moto
Poi devo risolvere il problema della benzina. Arrivando la sera precedente avevo visto una lunga coda da un distributore e adesso capisco perché: in città non c’è benzina. Torno al parquedero e chiedo al custode se ne ha un poco. Davvero talvolta la gente è gentile senza un perché particolare. Con un tubo di gomma facciamo un travaso in un tanichetta. Alla fine ci salta fuori un gallone (3,78 Lt). Non vorrebbe nemmeno farmelo pagare: nemmeno per sogno. Parlando scopro che è laureato in ingegneria dei materiali, ma non avendo trovato lavoro come ingegnere, gestisce il parcheggio
Emigrazione colombiana ok, la dogana colombiana la salto, la moto è della Colombia.
Immigrazione ecuadoriana: c’è della coda, anche se sono diviso dalle persone dell’Ecuador che stanno rientrando. La coda però fila. Dopo un’ora sta per toccare a me, quando arriva un black out: mannaggia pc spenti. Esco e mi prendo da mangiare. Posso solo aspettare.
Quando si riaccendono le luci negli uffici arriva anche un’applauso entusiasta. Poi però ho la dogana dell’Ecuador. Nessun black out, ma davvero ci vuole del tempo. Da qui passano per il via libera anche tutti i beni che la gente porta in Ecuador, dopo essere andati a Ipiales a fare acquisti (sulla Carrera Sesta, la principale via commerciale piena di negozi e dove si trova il mio Hostal). C’è di tutto forni a microonde, biciclette, televisori. Viene registrato ogni scontrino d’acquisto. Dopo un’ora e mezzo assieme ad altri due motociclisti alziamo un poco la voce e finalmente un’impiegato prende i documenti. Insomma quasi 4 ore e mezzo. Poiché mi fermerò a dormire ad Otavalo, poco più di 150 km, vado subito a fare benzina. Non ho nemmeno bisogno di cambiare: in Ecuador si usa il dollaro americano, il contante che mi porto sempre dietro per le emergenze.
Il primo distributore mi dice che non sono autorizzati a vendere benzina alle moto con targa colombiana. Lasci perdere, ma al secondo (sempre vicino alla frontiera) che mi ripete la stessa storiella gli dico che la moto è regolarmente entrata alla frontiera e se prorpio ci sono dei problemi allora chiamaiamo la polizia e facciamo controllare il tutto. Mi fanno il pieno e poi alla sera sono ad Otavalo
Non ho prenotazione, ma vado all’hostal Runa Pacha (6,4 €). Vicinissimo al centro. Parcheggio “interno”
Esco per mangiare e colpo di fortuna: nella piazza dove si tiene il mercato c’è una specie di Street Food Festival locale: c’è solamente l’imbarazzo della scelta
26-08-19
Quito dista solamente 96 km e quindi ci arrivo con comodo in mattinata. Nella piazza vicina dove ho mangiato ieri sera si sta preparando per il mercato, che però non ho intenzione di aspettare. Per chi fosse interessato a Otavalo bisogna arrivare nel week end, e oggi è lunedì
Per l’alloggio avevo scelto l’ostello Home of David’s Friends (5€ il letto in camera da 4)
Arrivato all’inizio di Quito prima ho fatto una colazione ritardata
Tanto ho l’indirizzo e Google Maps: che ci vuole a trovare l’ostello ?
GALÁPAGOS Oe 650 Y CUENCA, Centro Histórico, 170402 Quito, Ecuador, facile.
Dopo un po’, sulla strada inclinatissima, trovo l’insegna
Finalmente mi accorgo dell’altra insegna ad altezza uomo alto
Poiché non c’è campanello o altro, aspetto un po’ e poi finalmente esce un’auto e quindi entro io: Google Maps funziona col cellulare carico, ma per telefonare avrei avuto bisogno della sim locale.
Mi trovo nel cortile interno di un gruppo di condomini
L’ostello è a piano terra, piccolo con una stanza da 4 persone e due da 2. Un bagno, cucina e un piccolo ingresso che funge anche da common room. Eppure qui davvero si avverte un’atmosfera famigliare e, forse per lo spazio ristretto, le persone parlano parecchio fra di loro. Oggi il cellulare e il wifi hanno un poco sgretolato quello che ho sempre considerato il punto di forza dell’ostello: persone di paesi diversi che durante il soggiorno comunicano in continuazione per conoscersi e scambiare opinioni e pareri. Mi ricorderò sempre di quella volta ad Harlem (New York), quando ci mettemmo in setto o otto a giocare ad Uno, il gioco di carte in cui bisogna riuscire a scartarle tutte. Al tavolo erano rappresentati i paesi di Italia, Francia, Brasile, Australia, Africa ed altro. Appurato che ognuno conosceva delle regole un poco differenti, abbiamo impiegato oltre un’ora per creare un regolamento internazionale che andasse bene a tutti: peccato non accada più spesso nel resto del mondo.
Torniamo a noi: assolutamente raccomando il posto se capitate a Quito. Per i motocilcisti è poi una sicurezza :Il parcheggio è sorvegliato.
La colazione compresa nel prezzo
Esco a piedi e mi dirigo verso la Plaza Grande, vicinissima all’ostello. Mentre cammino compro in un negozio la sim: stavolta come operatore ho Movistar. Ce ne sono altri, ma è il primo che ho incontrato.
Arrivato in piazza vedo un crocchio di persone che discutono molto animatamente. Ci sono delle persone con dei cartelli. Sono migranti venezuelani, arrivati in Ecuador al ritmo anche di 4.000 al giorno per fuggire dalla crisi scoppiata in Venezuela. Lo scorso agosto il governo dell’Ecuador aveva proclamato lo stato di emergenza, per la prima volta nella storia del paese. Appena tenti di fotografarli, i venezuelani alzano i loro cartelli per coprirsi il viso. La maggior parte, immagino, non avrà sicuramente i documenti in regola, la totalità, penso sarà fuggita da una situazione davvero drammatica.
Il signore con la camicia a scacchi mi sembra proprio che ce l’abbia coi venezuelani, ma il mio spagnolo mi permette di comprendere la tensione, la rabbia, lo sconforto che regnano in questo punto della piazza.
Alla fine faccio l’unica cosa che mi sembra ragionevole e che posso fare. Torno indietro in un market che avevo visto e compro due borse di latte, biscotti, pane e altri alimenti per bambini. Poi ritorno in piazza, mi faccio largo tra il crocchio delle persone e le consegno a uno degli uomini coi cartelli. Mi ringrazia e gli auguro buona fortuna stringendogli la mano.
All’ufficio del turismo, in un’angolo della piazza, mi forniscono una mappa della città. Sono a 20 metri dalla Catedral Metropolitana, una delle chiese più importanti del paese. Faccio il biglietto ed entro. La costruzione risale al 1535: l’aspeto più interessante è la diversità degli stili presenti nell’edificio.
Quando esco, stendo un piccolo programma. Alla fine decido di andare al Teleferico e al Panecillo. Il teleferico è la seconda cabinovia più alta al mondo: inaugurata nel 2005 da 3.177 mt vi porta fino a 3.945. Il Panecillo (piccolo pezzo di pane) è una collina vulcanica di 200 mt sulla cui cima è posta una gigantesca statua della Madonna alta 45 metri, inaugurata nel 1976. Ho saltato il monumento che segna la posizione esatta dell’equatore in quanto avevo trovato qualcosa di simile lo scorso anno in Uganda.
Torno a prendere la moto. All’inizio della strada che porta al Teleferico pago l’ingresso al parcheggio. All’ingresso per prendere la cabinovia, mentre sto chiudendo la moto, un tassista mi chiede cosa sto facendo. Gli dico che sto andando a prendere la cabinovia per andare in cima. Non serve mi risponde. Se proseguo per la strada ci arrivo in moto e non spendo gli 8 $ del biglietto. Ci penso almeno 15 secondi. Davvero. Al 16° sto già avviando la moto. Dopo poche centinaia di metri vedo infatti una specie di cancello aperto e vado.
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