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Samarcanda? Sì, E Vi Dico Com'è Andata.

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  • #46
    Attendo che racconti la seconda parte del tuo viaggio!

    Complimenti!!

    Ciao!!
    federicoadv.wordpress.com

    Vespa 1964 125 - Bmw R 1200 GS ADV 2010

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    • #47
      Originariamente inviato da naga Visualizza il messaggio
      Ho letto e sentito di mototuristi essersi lamentati perchè nei Paesi dell'est e dell'Asia Centrale hanno dovuto mollare una banconota da 10 dollari al polizziotto di turno che lo aveva fermato ... salvo poi ammettere che andava a 120 km/h dove vige il limite di 50!!

      Con questo voglio dire che se hai i documenti in ordine (non come quelli che dicono la patente internazionale non la faccio perchè non la chiedono, anche se è obbligatoria) e rispetti le regole del Paese che ti ospita, non devi temere nulla e nessuno.

      Spesso mi sono trovato nelle condizioni dove il mio interlocutore (agente alla dogana, polizziotto) mi ha fatto capire di gradire la mancia - essendo io dalla parte della ragione ho tenuto duro e lui ha desisitito sapendo di essere dalla parte del torto.

      E quelle poche volte che ho pagato, è stato perchè ero nel torto.
      Ciao Naga,

      io sino ad oggi in tanti anni di moto, ho fatto la tua stessa esperienza su questo argomento, e all'occorrenza, porto con me sempre alcuni piccoli gadget con bandiera italiana, sempre molto graditi.
      Andrea da Firenze
      BMW R 1200 GS ADVENTURE
      FTLL What else ?

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      • #48
        Complimento Totò, bellissimo report !
        Andrea da Firenze
        BMW R 1200 GS ADVENTURE
        FTLL What else ?

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        • #49
          andreags , concordo pienamente con il tuo pensiero, anche perché negli ultimi anni offrire del denaro alla polizia nei paesi dell'est , si può incontrare quello onesto e posso garantirti che sono momenti amari si rischia di essere giudicati per corruzione .Ottima la tua idea , ma con cautela sempreeeeeeeeeeeeee
          www.marcellocarucci.it

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          • #50
            totò, racconto spettacolare!!!! contunua però...non ci lasciare così!!

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            • #51
              Ho letto di un altro metodo che potrebbe funzionare, ma che non ho mai sperimentato. In presenza di poliziotti corrotti, si chiama il numero dell'ambasciata/consolato italiano cercando di intimorirli. Ho letto dei report di viaggi che ha funzionato.

              :moto:
              Viaggiano i viandanti....viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti...
              Nimby, Not In My Back Yard

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              • #52
                consolato

                dipende da quanto sei bravo a fingere. a me era venuto in mente quest'estate in una situazione che vi racconterò piu avanti. ma nella mia ingenuità ho chiesto al tipo se conosceva il numero del consolato. Giorni prima invece mi era riuscito il bluff di vantare amicizie influenti. dipende dal momento e da quanto sangue freddo o strafottenza ti ritrovi. perchè se ti sgamano è la fine.
                Comunque.... devo sbrigarmi per il prossimo capitolo, prima che questo racconto si trasformi in un dibattito su quanto siano ******* i poliziotti dell'est
                datemi un po di tempo che ci sono quasi...

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                • #53
                  io quest'estate in russia ho trovato un metodo infallibile: milizia italiansky, collega!!!! collega in russo vuol proprio dire collega, 4 volte su 4 salvo nonostante infrazioni commesse, un buon metodo
                  IN ATTESA DI UNA VERA MOTO.... - .....I VOSTRI ETILOMETRI NON FERMERANNO LA NOSTRA SETE.........

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                  • #54
                    Bel viaggio bel racconto pieno di episodi che potrebbero essere utili a tutti.
                    Non rimpiangere troppo la tua situazione civile. Con moglie e due figli fare questi viaggi diventa quasi impossibile.
                    Per me quest'anno tanto Bonnet, Colle Agnello, Lombarda e val d'Aosta.
                    E ti assicuro che sono miracoli .....
                    Ex: Vespone PX, Florida 350, Le Mans III, Morini 3/5 Sport, Centauro Sport, Breva 1100, California Vintage. Ora: Cali III, V10 Centauro Sport, Galletto, Nevada Cl, Stelvio. Suzuki DR 650

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                    • #55
                      se ti puntano sei gia finito nella loro rete

                      Vi è mai capitato di essere fermi ad un passaggio a livello tranquilli, venire raggiunti da una pattuglia con 4 poliziotti che vi contestano che qualche km. prima avevate tentato di ucciderli con una manovra spericolata?(cosa assolutamente falsa) a me si, alle mie contestazioni con i documenti in mano a loro mi misero in mano un foglio di carta con su scritto in 5 lingue che le leggi del posto vanno rispettate. volevano 300 marchi.
                      Mi sono incazzato ed hanno fatto arrivare un'altra pattuglia per farmi cedere, alla fine ho pagato per nulla solo 100 marchi (senza ricevuta), ma solo per il motivo che hanno scoperto che mia moglie che parla perfettamente la loro lingua, aveva sentito tutto quello che si erano detti tra loro e stava per telefonare al consolato a Budapest. Era il 1995

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                      • #56
                        budapest

                        nel 2009 in pieno centro a budapest mi fermano appena partito da un semaforo.
                        Mi contestavano di non essermi fermato prima della linea. C'era lo sbirro vecchio incazzoso che parlava solo ungherese, uno che non proferiva parola e un altro giovane, senza tesserino, che parlava inglese. il vecchio fa fonta di scrivere una multa che io non guardo (è in ungherese che la guardo a fare) quando gli chiedo di quant'è e mi dicono 250euri, strabuzzogli occhi e mi dicono "che fai? paghi ora o in centrale?"
                        gli doco no in centrale, gia con l'intenzione di chiamare il consolato. Arrivato in albergo vado a vedere e quella tutto era tranne che una multa: erano solo scarabocchi su carta intestata della centrale di polizia. capita. però se vuoi ti posso raccontare di quando a 17 anni, in italia, io e i miei amici siamo stati portati in caserma dai carabinieri (con la scusa che uno di noi non aveva la C.I.), trattenuti per 4 ore, picchiati, spogliati fatti ammanettare e poi liberati come se niente fosse, col maresciallo che diceva "voi mi ringrazierete per la lezione di vita che vi ho dato, adesso vestitevi che vi offro un caffè". Gli sbirri sono sbirri, e sono diversi dai poliziotti. e gli sbirri stanno ovunque.

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                        • #57
                          bentrovati!

                          e buon inizio a tutti! auguro a tutti che politici banche e mazzettari vari non ci impediscano di continuare a viaggiare anche quest'anno. E se ci proveranno, compreremo una bici che si risparmia pure.
                          Allora.... Perdonatemi per l'assenza ma al sud il natale è un impegnoserio. per la famiglia e per la panza.
                          Ricomincio a raccontarvi il mio viaggio di quest'estate.

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                          • #58
                            Capitolo 5_ Kazakhstan Atto I- Il Minchia Del Deserto

                            Capitolo 5
                            Kazakhstan atto I- il Minchia del deserto




                            La notte non passa tranquilla. Fa caldo ed è umido e, anche se interamente cosparso di autan, le zanzare non mi danno tregua.
                            Sento la presenza dell’ospite ignoto che dorme nell’altra stanza ma non mi da nessun fastidio.
                            Riesco finalmente a chiudere gli occhi quando, verso le 2 o le 3, sento aprire la porta della stanza e una voce sommessa e un po’ ebete dire :
                            ”Hallo, Antonio!”:
                            E’ Rizo! Arrivato dalle sue parti l’hanno fatto tornare indietro per documenti non in regola.
                            Deve tornare in Kazakhstan , sbrigare non so quale formalità, e poi ripresentarsi.
                            Ripartirà di nuovo prestissimo, come l’altra volta senza darmi il minimo disturbo.
                            Al risveglio, neanche tanto presto, la tensione si mescola all’entusiasmo.
                            Cambio un po di dollari al vicino centro commerciale, mi faccio due o tre macchinette del caffè, riempio le valigie ridistribuendo i pesi ancora una volta.
                            Caricata la moto passo dall’ albergo per connettermi via wifi e mettere un post su facebook sugli ultimi giorni per
                            tranquillizzare parenti e amici e, sono sincero, ricevere un po d’incoraggiamento da tutti.
                            Dopo un the, saluto e vado via.

                            http://grooveshark.com/s/Hats+Off+To...f/3xuZeo?src=5

                            Come sempre uscendo dalle grosse città il problema è trovare la direzione per la tappa successiva.
                            Oggi dovrebbe essere semplice, ma non lo è.
                            Non trovo nessun cartello indicante atyrau se non dopo qualche km di periferia.
                            Per giunta, la sera del mio arrivo qui, Copilot è saltato e non si apre più: poco male perché aveva comunque le mappe fino alla Russia, ma dover cambiare navigatore forzatamente non è gradevole.
                            Da oggi inizio ad usare OsmAnd+ , basato su mappe opensource, abbastanza preciso ma molto lento nel calcolo dei percorsi oltre i 200km. Finalmente in una pompa di benzina mi indicano la strada giusta e mi incammino verso il confine kazako.
                            La strada attraversa la riserva fluviale del Delta del Volga.



                            Il vento è forte e mi spinge lateralmente di continuo, ma nulla di cui non abbia già avuto esperienza in questi giorni.
                            E’ singolare la commistione di paesaggi diversi nello stesso colpo d’occhio: dune sabbiose in mezzo al verde e ai corsi d’acqua e progressiva prevalenza di elementi desertici man mano che ci si avvicina al confine.
                            Del resto se si da un’occhiata alle viste satellitari si vede chiaramente come
                            il verde del territorio russo viri progressivamente al giallo in prossimità di quello kazako.

                            http://www.youtube.com/watch?v=m27EEZG1P1A

                            Arrivo finalmente al ponte galleggiante in metallo A Krasniy Yar.
                            Pago il pedaggio e gasatissimo lo attraverso sferzato dalle raffiche di vento che,
                            insieme alla corrente fluviale, fanno ondeggiare armonicamente la strada .

                            http://www.youtube.com/watch?v=ao7LYwviRJI

                            Subito dopo mi fermo a mangiare una scatoletta riparato dal vento e dalla sabbia
                            sotto una pensilina del bus sotto lo sguardo incuriosito di un autista.



                            La giornata sarà lunga e un sacco di tempo lo perderò alla frontiera, meglio ristorarsi ora.
                            Sono ancora in territorio russo ma già si respira la sabbia del deserto verso cui sto andando incontro e
                            i tratti somatici delle persone intorno sono ormai decisamente orientali.
                            All’ultimo pit stop per acquisto scatolame quasi mi dispiace andarmene da questo paese:
                            sono riuscito ad entrare in sintonia con i loro modi e ho capito come comunicare rapidamente.
                            Che poi le domande sono sempre le stesse: da dove vieni, dove vai, quanto costa la moto, quanto fa all’ora, dove dormi etc.
                            Uscire dalla sbarra russa non prende molto tempo, o forse mi sono abituato ai tempi biblici delle dogane.
                            Di certo rimane a me la dichiarazione di proprietà del veicolo.

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                            • #59
                              Cap 5

                              Esco dal cancello che dà (guarda un po) su un lunghissimo rettilineo, quando da una delle macchina in fila sento la voce un pò ebete della scorsa notte che dice “Hallo Antonio!”
                              Minchia! Rizo di nuovo! Sta in macchina con due amici o cugini e insieme rientrano in Russia:
                              o ha risolto coi documenti, o si è portato l’amico influente. Fatto sta che a sto giro entra,
                              e prima di salutarci per l’ultima volta facciamo una foto insieme come era giusto fare.



                              La terra di nessuno in questo posto di frontiera è molto estesa e la particolarità è che il preziosissimo talloncino che mi consegnano alla dogana, attestante la verifica della mia piena regolarità,
                              lo devo consegnare qualche chilometro più avanti all’ultima garitta che sta in mezzo a un ponte sul fiume che fa da confine ai due stati.
                              Mi fermo in equilibrio precario e contromano su questo cavalcavia dove le raffiche di vento arrivano come sventagliate di mitra,
                              cercando di tagliare corto alle domande del funzionario baffuto e panzuto che, dopo il terzo grado sulla moto e sul costo del mio abbigliamento,
                              mi dice che anche lui è motociclista.
                              Arrivo finalmente alla frontiera kazaka che dà subito l’impressione di essere più tosta delle precedenti .
                              E infatti passo in questo posto dimenticato da Dio almeno un’ altra ora e mezzo o due, tra controllo dei documenti e ping pong tra un ufficio e l’altro. Non per particolare cattiveria dei funzionari, quanto per la procedura che è lunga, molto lunga.
                              Il funzionario mi chiama per nome “ Antonio?, Antonio Banderas!”.
                              “Fottiti” penso, mentre sorrido fintamente rispondendo che” Banderas ricco, io no ricco!”.
                              Uscito dal cancello trovo i soliti personaggi di frontiera che agitano soldi e vendono assicurazioni.
                              Mi fermo per cambiare i rubli che mi sono rimasti e non so come mi viene di fare anche l’assicurazione temporanea
                              (che in Russia non avevo fatto, anche se obbligatoria).
                              Inizia una lunga trattativa con due tipi dentro un lercissimo botteghino di lamiera.
                              Dentro c’è un piccolo desk, ad altezza banco reception, consumato e spellato.
                              Dietro di questo la scrivania in metallo dell’Assicuratore e dietro di questa, neanche tanto nascosta da un piccolo separèe in laminato sporco e scorticato, una branda a castello da cui sporge un ragazzotto dalla faccia rincoglionita e brufolosa che ogni tanto lancia qualche voce e ride con voce da adolescente.
                              Io contratto in simultanea sia per i soldi, con il tipo in piedi a fianco a me, sia per l’assicurazione col tipo dietro il desk.
                              L’Assicuratore sfotte il Cambiavalute indicandomelo e scuotendosi il lobo con l’indice della mano destra: quello che da noi indica “ricchione” da loro vuol dire “imbroglione”.
                              Alla fine esco da lì con un’assicurazione per 15 giorni e qualche tengè, convinto di aver fatto un affare ma con la profonda certezza di essere stato fregato.
                              La rottura di ***** finale me la da la guardia che esce dall’ultima garitta a 100 metri dal botteghino dell’assicuratore.
                              E’ poco più di un ragazzino con un timido accenno di baffi sul viso e credo che mi stia per chiedere dei documenti quando mi dichiara l’intenzione di fasi un giro. Gli dico di no ma come una gazzella sale dietro e non posso fare altro che accontentarlo.
                              Faccio un centinaio di metri e torno indietro.
                              Vorrebbe arrivare fino al cancello per far vedere a tutti che è salito sulla moto dell’italiano,
                              ma smorzo la sua gioia infantile facendolo scendere urlandogli cose tipo :
                              “Mò scinda ca mi cacast’u cazzu, và hatica vahanculu tu e ssu stupidu, ca ccà siti tutti hor’e testa!”
                              Siccome anche il calabrese è una lingua turcofona mi capisce perfettamente e rapidamente esegue, anche se a malincuore.

                              E finalmente sono in Kazakhstan.

                              http://grooveshark.com/s/Cezar+s/3Gh4CA?src=5

                              Per i primi km il paesaggio si mantiene timidamente verdeggiante: ci sono corsi d’acqua ed estese macchie di vegetazione.
                              Niente di più alto di cespugli o arbusti.
                              I centri abitati sono per lo più piccoli agglomerati di case simili a baracche, col tetto in lamiera e intonacate all’esterno.
                              Ogni tanto si intravede qualche piccolo pozzo di petrolio o gruppo di cisterne.
                              Stranamente dal punto di vista urbanistico paiono più strutturati i cimiteri che non i centri abitati:
                              Questi ultimi stanno buttati in maniera quasi casuale a pochi metri dalle strade senza un ordine preciso,
                              al contrario dei primi che hanno una vera griglia urbana, sono recintati e le tombe e cappelle ben rifinite,
                              con le loro mezzelune svettanti sulle false-cupole che compongono le coperture e che le rendono simili a dei trulli pugliesi.







                              Gli animali stanno in giro liberi a pascolare: sulla statale incontro branchi di cavalli, mandrie di mucche e finalmente quei quadrupedi che, da quando ero bambino, lego nel mio immaginario al viaggio d’avventura: finalmente i cammelli!

                              http://www.youtube.com/watch?v=m7HpnrMzo9c

                              Non posso fare a meno di fermarmi e guardarmi negli occhi con quello più vicino alla strada, che mi fissa con aria interrogativa e un po strafottente, ignaro del perché un umano stia lì a fissare lui con aria da coglione gongolante.
                              Mai potrà capire cosa sto provando, e di certo non vado a spiegarglielo.



                              La cosa che nei video delle paris-dakar e dei film d ‘avventura non si sente, ne tantomeno ti dicono, è l’odore nauseabondo di queste bestie. Probabilmente è dovuto all’ urina stracondensata che producono dovendo il più possibile trattenere i liquidi.

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                              • #60
                                Cap 5

                                Nel giro di un centinaio di km il paesaggio cambia decisamente verso il desertico o giu di lì.
                                L’unica cosa che rimane costantemente malefica è la fattura dell’asfalto:
                                decisamente il più brutto che abbia mai visto in vita mia su una statale.
                                Non ci sono soltanto buche e sabbia: la cosa apparentemente più pericolosa sono i solchi lasciati dai camion, qui più profondi che altrove.
                                E l’asfalto sbriciolato dagli sbalzi termici non aiuta di certo.



                                Però la strada è dritta invita a correre, e una volta trovato il tuo solco vai che è una bellezza.
                                Di tanto in tanto qualche saltino, che con la moto carica non è proprio il massimo della sicurezza.
                                Dopo una ventina di giorni senza piscina e avvolto dall’ afosa umidità delle regioni attraversate non sono più tanto in forma,
                                ma ancora riesco a spingere sulle pedane e a tirare il manubrio.
                                Fa molto caldo, ma finalmente è caldo secco.
                                La temperatura percepita è più sostenibile, ma in moto sembra di stare di fronte a un asciugacappelli gigante,
                                e il fatto di avere solo una canottiera sotto il giubotto traforato aumenta questa percezione.
                                Non ho dubbi fin da ora: questa è una terra tosta, e ora sono davvero nel viaggio che avevo immaginato.
                                Il mio instant road book prevede che in serata arrivi ad Atyrau, la prima città grande sulla strada,
                                per poi andare verso Aktobe, a nord, e scendere poi verso Aral.
                                Ma a viaggiare verso est si perde sempre tempo perché si corre in direzione opposta al sole e, aggiungendoci l’ora in più di fuso orario, la giornata sta per finire.
                                Quando viaggi in moto sei come lo gnomone di una meridiana grande quanto il mondo:
                                per tutta la giornata insegui la tua ombra e quando la vedi stagliarsi lunga davanti a te, allora vuol dire che è tardi e devi fermarti.

                                http://www.youtube.com/watch?v=5IYmYYhyadk

                                Riesco a raggiungere la cittadina di Aqqystau e inizio a cercare da dormire che è gia crepuscolo.
                                Provo a chiedere per strada ma nessuno mi vuole dare indicazioni, sono molto diffidenti.
                                Sto per entrare in un posto quando un Suv si ferma e l’uomo alla guida mi chiede se ho bisogno di un hotel.
                                Con lui ci sono una donna giovane e un bambino, seduto dietro.
                                Lo seguo e mi porta in una locanda a due piani.
                                All’interno trovo due ragazze sui 16 anni e due uomini della mia età , di cui uno visibilmente ubriaco.
                                Comincia a contrattare e a ripetermi che lui è il padrone del posto.
                                Ok per il prezzo, ma la moto dove la metto?
                                Mi dice perentoriamente di seguirlo e mi apre un cancello di ferro rosso sbiadito chiuso con un grosso travetto in legno.
                                Non ha pazienza per le mie difficili operazioni di manovra a moto carica.
                                Continua a dirmi di stare tranquillo per la moto in maniera molto fisica, avvicinandosi molto al mio viso, dandomi pacche sulle spalle e abbracciandomi.
                                La conversazione è difficile perché il suo russo ha una forte inflessione kazaka: e il kazako sembra un misto tra turco e cinese, parlato molto velocemente, quasi incazzoso.
                                Per farvi capire: in russo “mille” si pronuncia “tìzici”, loro dicono “tìsci”.
                                Metteteci che è pure mbriaco , devo farmi ripetere più volte le cose.
                                Quando finalmente va via provo a comunicare con le ragazze ma colpo di scena: le ragazze non parlano russo!
                                E sì! Succederà spesso qui, che i giovani non parlino russo.
                                Ci si arrangia a gesti come una volta.
                                La camera sta di sopra, e la ragazza mi fa togliere gli stivali sul pianerottolo.
                                Lo faccio stando attento a non far cadere il rotolo dei soldi che proprio lì tengo nascosto.
                                L’unico ospite sono io e il bagno in comune è solo per me. Ovunque mosche, di quelle fastidiose.
                                Dopo una doccia scendo a mangiare e riesco a ordinare un piatto di ravioli e una birra, ma devo stare accorto perché non ho cambiato molti soldi. Vogliono che le paghi prima di avere il mio piatto, e sconcertato lo faccio. Ma non eravamo sulla via della seta qui? Mah!
                                Mangio studiando guida e mappa.
                                Voglio capire se c’è un’altra strada più corta per arrivare al lago d’Aral senza per forza salire a nord: la mappa indica delle strade sterrate e qualche nome di località ma devo essere sicuro.
                                Provo a chiedere a delle ragazze che nel frattempo sono arrivate a bere e una di loro parla russo, ma mi dice che non sa.
                                Il gruppetto di nuove arrivate scherza su di me insieme alle due di casa, ma non ho nessuna voglia di cazzeggiare:
                                questa non è l’ucraina, sono musulmani, e non si è mai visto un posto dove mi fanno pagare prima di mangiare.
                                Nel frattempo arrivano due uomini che si siedono al tavolo vicino al mio e , non resistendo alla curiosità, attaccano bottone.
                                E cominciamo a chiacchierare e a brindare con vodka.
                                Chiedo a loro se è possibile fare quel percorso: uno mi dice di sì, l’altro dice di no.
                                Quando vado fuori a fumare mi raggiungono e si continua a scherzare ma il loro alcoolismo comincia ad avere la meglio,
                                facendoli diventare fastidiosi. Iniziano le domande scorrette, le pacche, il contatto fisico.
                                Basta! Sono stanco e ho bisogno di dormire, se il caldo mi da tregua.
                                Saluto e vado a nanna mentre continua ad arrivare gioventù locale in cerca di vodka e fregna morigerata.
                                E mentre la tamarrissima musica dance pompa sempre più forte,
                                il mio piatto sporco sta ancora sul tavolo ormai conquistato da un’armata di mosche inferocite.
                                Di sotto, i bassi dell’impianto fanno tremare le finestre. Io crollo come un bambino.

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