annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Samarcanda? Sì, E Vi Dico Com'è Andata.

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • #16
    Capitolo 4_ A Ja Ljublju SSSR (Ma Io Amo L'Unione Sovietica)

    Capitolo 4_ A ja ljublju SSSR (Ma io amo l'Unione Sovietica)

    Come sempre, perdonate la prolissità se potete.

    http://grooveshark.com/s/A+Ja+Ljublju+SSSR/2GfCBV?src=5


    Non ho ancora capito perché ma, soprattutto da queste parti, i posti di frontiera sono preceduti da
    immensi rettilinei che tagliano in due il nulla per terminare davanti a una sbarra sorvegliata da un ragazzino in uniforme.
    Uscire dall’ Ucraina non ha preso molto tempo: mi dicono che devo fare l’assicurazione temporanea per la moto
    ma al botteghino dell’agenzia mi confermano che posso farla dall’altra parte.




    Appena arrivato alla sbarra russa il rispettivo ragazzino mi blocca e mi fa compilare il modulo in doppia copia riportante i dati del visto.
    Con quello e il passaporto vado al controllo documenti e lì mi fanno compilare la dichiarazione della moto con tutti i dati del veicolo.
    Questi due documenti saranno parte integrante della mia identità per i prossimi giorni e dovrò riconsegnarli in uscita dal paese.
    Tutta l’operazione prende tre ore buone di un limbo fatto di carte compilate più volte e frasi misto-russo-inglese-calabro.
    Guardo i russi superare rapidamente i controlli e spero che qualcuno attacchi bottone e mi dia una dritta per dormire o addirittura ospitalità.
    Ma non è così: tutti hanno fretta di andare e la donna allo sportello è particolarmente incazzosa oltre che pignola.
    Mi salva la pazienza del suo collega che mi spiega bene, libretto della moto alla mano, come compilare la dichiarazione.
    Entro che il sole comincia a calare e mi fermo subito per un caffè e cambio di qualche spicciolo.



    La strada d’ingresso è in corso d’opera e mi trovo con macchine in direzione contraria che
    mi lampeggiano ma alla fine becco la statale per Rostov- na- Donu (Rostov sul Don).
    Asfalto buono, a tratti 4 corsie, e tanto verde intorno.
    Punto verso la città anche se di solito le evito, ma mi sembra l’unico posto sulla strada per trovare un internet point.
    Ci arrivo che è praticamente il tramonto.
    In realtà l’impressione che ho è quella di entrare a Roma da via Tuscolana:
    quello che vedo è una serie di centri commerciali con le stesse catene presenti da noi:
    Leroy Merlin, Auchan, Ikea, tutti in caratteri cirillici e scritti come si pronunciano ( cosa frequente nella lingua russa).




    La città è bella e grande e il navigatore mi porta direttamente in centro.
    E ora che faccio?
    Inizia una serata vorticosa in cerca di un internet point prima e di un posto per dormire dopo.
    Per il primo cerco quello indicto da Lonely Planet senza successo.
    Nella strada indicata non solo non c’è un internet point, ma non c’è mai stato.
    Per il secondo dei ragazzi per strada mi danno l’indirizzo di un posto dove si dovrebbe spendere poco.
    Sta sulle colline dei ricchi in periferia e, ovviamente, costa troppo.
    Ridiscendo in città e vedo un locale a metà tra un centro sociale e un club. Perfetto,mi dico.
    Mi fermo a chiedere, incoraggiato dagli avventori che si dimostrano cordiali ma sbaglio decisamente posto:
    mi accorgo subito di essere finito nel covo dei nazipunk della città.

    http://grooveshark.com/s/Alcoholic/4CYPHc?src=5

    Loro sono accoglienti e nel giro di due minuti divento il loro eroe attirando gli sguardi carichi di ammirazione e curiosità delle signorine presenti.
    Una in particolare è gentile e in inglese fa domande e da indicazioni, mentre mi dice di fermarmi almeno a mangiare con loro:
    è chiaramente la donna di uno degli energumeni che si stanno facendo in quattro per aiutarmi, coinvolgendo un ragazzo che parla inglese.
    La foga che hanno sti maschioni a petto nudo sudati e pluritatuati (anche con svastiche e roba celtica) è così tanta che che non fanno altro che urlarsi sopra mentre io non ci capisco una mazza.
    Memore del malinteso della sera prima col camionista ucraino cerco di lasciare subito quel deposito di testosterone:
    non vorrei ritrovarmi a suscitare le gelosie di un pugile professionista, credo sarebbe un problema avere i connotati diversi dalla foto del passaporto.
    Vado comunque verso l’hotel Rostov, indicatomi da loro come il più economico della città.
    Dalla hall non mi sembra proprio a buon mercato. E infatti la stanza meno cara e sfigata costa 60 (sessanta!) euri.
    Ringrazio la tipa alla reception e vado via. Giro in lungo e in largo la città mentre le ore passano e il tempo peggiora. Dovrei anche mangiare.
    Dei biker per strada mi portano verso un hotel dall’aria economica ma, con aria indifferente,
    la receptionist mi dice che quel posto è solo per chi ha passaporto russo.
    E così sarà in molti altri alberghi. Gli unici accessibili ai cittadini non CSI sono quelli costosi.
    La guida dice che l’unico a prezzi accessibili è l’hotel dell’aeroporto ma anche lì non mi vogliono perche italiano.
    Provo in un altro albergo per me improponibile, ma almeno qui la tipa della reception se la prende a cuore e fa una serie di telefonate,
    senza però riuscire a trovarmi un posto da nessuna parte e dispiacendosi seriamente della cosa.
    Chiedo in due pompe di benzina se posso accamparmi sotto la pensilina, visto che ormai piove regolare.
    Mi rispondono che questo non è normale. ma va?.
    Provo a tornare indietro sulla strada che ho fatto per arrivare in città, mi ricordo di aver visto un motel.
    Lo raggiungo al buio pesto e sotto la pioggia, ma lì proprio non mi aprono nemmeno .
    Torno bestemmiando in città al buio e sotto la pioggia che batte sempre più forte, seriamente tentato di fermarmi a dormire sotto una pensilina del bus. Ritorno sconsolato,fradicio e incazzato all’hotel Rostov che sono le 3.00 di notte, accolto dal sorriso beffardo della receptionist che mi dice “grazie per averci preferito!”. Vado a letto dopo aver pagato 60 euri di sangue e una doccia bollente di mezz’ora.
    Ma io amo la Russia.

    Commenta


    • #17
      cap 4

      La mattina seguente (cioè 4 ore dopo) mi alzo in tempo per non perdere la colazione, che stupidamente presumo inclusa nel prezzo della camera.
      Sono da solo in una sala da pranzo che qualcuno ha cercato di rendere elegante ma che in realtà sfiora la mediocrità pacchiana.
      Mi appioppano una tipa che parla inglese la quale, mentre butto giu una colazione a base di uova, salumi industriali e nescafè a litri, mi porta il conto.
      Quando le dico che non ho con me il portafogli mi obbliga ad andare in camera per pagarle il pasto.
      La sua gentilezza svanisce quando, con un sorriso impeccabile sul volto, comincia a prendermi per il **** dicendo cose tipo:
      “ma scusa, che ci fa un motociclista in un business hotel? E poi ti sembra normale andare a mangiare senza portarti i soldi?” .
      Io le risponderei un educato e sorridente “ A fiss’i mammata!” ma dubito che ne comprenderebbe il senso.
      Alla banca di fianco all’hotel provo invano a cambiare i soldi ucraini che mi sono rimasti, ma la cassiera mi dice che non valgono nulla e non me li cambiano. Mentre preparo i bagagli rifletto sul fatto che qui chiunque stia dietro una scrivania o
      rivesta un ruolo in qualche modo ufficiale sembra essere selezionato in base alla capacità di essere ******* col cliente,
      a differenza della gente per strada che, nonostante i modi ruvidi, non lesina cortesia e cerca di aiutare lo straniero come meglio può.
      La receptionist diurna mi indica i nomi di due internet point che, naturalmente, non riuscirò a trovare.
      O meglio: riesco a trovarne solo uno che in realtà è un’azienda che in qualche modo lavora col web, o forse assembla computer.
      Sto per andarmene quando uno dei tipi, Grigoriy, circa 20 anni, mi dice che posso usare il suo computer per connettermi. Riesco a pubblicare un aggiornamento di stato su Facebook e a fare una ricerca riguardo ai traghetti sul mar Caspio.
      Devo necessariamente cambiare percorso se voglio rispettare i tempi per cui comincio a valutare l’ipotesi di fare una parte del rientro utilizzando traghetti. Come tutti i motoviaggiatori, so che esiste il traghetto da Baku(AZ) a Turkmenbashi (TM)
      ma questo vorrebbe dire procurarsi visti turkmeno e azero a Shimkent (KZ) e dubito di riuscire ad averli in tempo breve.
      E se ho programmato il giro in questo modo è proprio perchè so quanto sia difficile avere il visto turkmeno.
      Scopro che esiste un traghetto che da Fort Shevchenko (KZ) porta ad Astrakhan (RU) ma anche questo, come l’altro, parte solo quando è pieno.
      Che vorrebbe dire dover aspettare anche una settimana. Senza poi contare almeno un giorno per le operazioni di sbarco.
      L’unica sarebbe un traghetto sul Mar Nero per non attraversare la Turchia, posto però di riuscire ad entrare in Georgia dalla Russia.
      E naturalmente non ho nuove informazioni in merito a questa possibilità.
      Alla fine mi innervosisco capendo che sto perdendo troppo tempo in pippe e supposizioni e che piu sto fermo peggio è.
      Chiacchiero un po con i ragazzi che non vogliono una lira per la connessione, mentre fumiamo una sigaretta.
      Grigoriy ,insieme agli altri, esprime stima profonda per quest’avventura,
      e spera di riuscire a comprare anche lui una moto e fare un giro dell’Italia prima o poi.
      Mi ha scritto qualche giorno fa, dicendomi di avere iniziato a mettere da parte i soldini per una R1: Daje Grigò! :caricaaa:

      Mentre sono a riempire le borracce dell’acqua al chiosco di bibite di una ragazza,
      il Cielo mi morde le caviglie per ricordarmi che è ora di andare:
      io mi scuso per il mio cattivo russo, lei mi risponde che se riusciamo a parlare vuol dire che così cattivo non è ,
      quando da un SUV sento urlare: “Adios Amigos!”
      *****! E’ l’energumeno della sera prima( quello con la fidanzata gentile) insieme ad altri fasci con
      musica tecno a palla e un braccio tatuato fuori da ogni finestrino.
      Ok Totò, vattene subito e falli andare avanti. Non sia mai ti invitino da qualche parte, stavolta ti tocca!

      Rientro nella statale che attraversa splendide campagne.
      Punto dritto verso Elista a cui seguirà Astrakhan, l’ultima città russa prima di entrare in Kazakhstan.


      http://grooveshark.com/s/Grastoro/2WCY8Y?src=5





      E via di nuovo per campagne verdissime e pianeggianti: alberi ai bordi delle strade e alberi come quinte sull’ orizzonte.
      Faccio il mio primo rifornimento di benzina e scopro che qui si paga prima, un militare in coda mi spiega come fare:
      alla cassa dai una cifra ragionevole e dici che vuoi fare il pieno.
      Se metti di più aggiungi la rimanenza, altrimenti ti danno il resto.
      In ogni caso la cassa sta sempre dietro una finestrella protetta da solide sbarre.
      Bevo un caffe e mi riposo un po dall’afa umida.

      Commenta


      • #18
        cap 4

        Chiacchiero con un militare in pensione in viaggio con i figli e i nipoti: quando gli dico che ho 39 anni lui orgoglioso risponde che a 55 è gia nonno.
        E’ ormai chiaro che la mia situazione coniugale da queste parti verrà vista come un fallimento:
        mi salverà ai loro occhi soltanto l’apparente eroicità dell’impresa che sto compiendo.
        Solo questo farà di me una persona degna di rispetto.






        Man mano che vado avanti mi chiedo se sia il caso di fare una tirata fino a notte per arrivare a Elista e dormire lì o fermarmi prima lungo la strada.
        Non voglio bissare la serata precedente e trovarmi in una città senza posto dove dormire.
        Il dubbio verrà sciolto dall’incontro con Pavel, camionista di ritorno in moto dalla Crimea (ma tutti in Crimea stavano?)
        dove è andato a far visita ai genitori in vacanza. Viaggia su una Honda CB750 tenuta benissimo ed è diretto a Volgodonsk dove vive.
        Pavel nel tempo libero pratica canottaggio sui fiumi che abbondano da quelle parti.
        E’ lui a farmi rendere conto del fatto che gli alberi che vedo in lontananza da un bel po sono definiscono l’alveo del Don.
        La regione è verdissima proprio per i corsi d’acqua che stanno ovunque.
        E l’odore che non mi abbandona fin dal centro dell’Ucraina è quello dell’acqua di fiume, che forse è il ricordo più forte di questa parte del viaggio.
        In una sosta di rifornimento chiacchieriamo del suo lavoro, del mio, delle nostre passioni e di come si vive nei nostri paesi.
        E mentre parliamo penso a quanto siano strane le reciprocità nell’immaginario dei popoli:
        Loro hanno il mito dell’Italia, del bel paese riscaldato dal sole, della bellezza delle donne italiane e
        in molti sognano di fare un viaggio o magari di stabilirsi nel nostro paese.
        In Italia siamo in molti ad avere il mito della Russia:
        per la bellezza delle donne, l’energia della musica, le arti figurative, la letteratura, l’iconografia da guerra fredda.
        Nei film americani di propaganda, dove i russi avrebbero dovuto essere i cattivi, a me stavano sempre più simpatici loro dei buoni americani.
        E son cose che segnano, queste!
        Facciamo insieme la strada fino a Volgodonsk che raggiungeremo al tramonto,
        mentre piano piano gli alberi si diradano e l’acqua continua ad affiorare dal verde.





        Sarei anche tentato di fermarmi in questa scialba cittadina industriale sul Volga proprio perché non ha nulla che possa attrarre un turista, ma non vorrei far sentire Pavel in obbligo di ospitalità: c’è stata una buona energia tra di noi e sento che è il momento di salutarsi così, senza forzature. Abbiamo fatto una strada secondaria e da lì in poi è avanti tutta per Elista, senza attraversare altre città che rallenterebbero il mio cammino. Ci salutiamo con un abbraccio sincero dopo aver ricevuto in dono da lui una bussola in plastica trasparente con scala graduata: una roba da due lire che tutto indica meno che il nord, ma per me preziosissima. Finalmente a 4000 km da casa sono entrato nella dimensione del viaggio: dopo i campeggi liberi rumeni, la sbronza ucraina, la notte di pioggia a Rostov e dintorni inizio a sentire che il tempo si muove con me e, di nuovo come negli altri viaggi, sono io l’artefice del rispetto o del diniego che mi circonda e della piccola società che di volta in volta si forma intorno a me. Mi sento di nuovo come se questa fosse la vita che ho sempre fatto e sempre farò. Sono attimi brevi, ma valgono quasi una vita.





        Commenta


        • #19
          cap4

          Un immenso rettilineo nel nulla termina ad un incrocio dove a destra si legge chiaramente il cartello Gastiniza (albergo).
          Sono qui da qualche parte in Russia e il sole sta calando, oggi mi fermo qui.
          Mi farò una gran mangiata e una bella dormita e domattina ripartirò riposato.
          Il posto è un motel semplicissimo a due piani con scala esterna e bagni in comune.

          http://grooveshark.com/s/Cajo+Pjasa/2WCYtF?src=5

          Mentre aspetto che la signora mi faccia vedere la stanza, chiacchiero con un mio coetaneo con
          la faccia da slavo allampanato, grandi occhi azzurri vagamente malinconici.
          Non ricordo il suo nome ma lo ritroverò a cena mentre mangio in veranda con
          il dizionario russo e le mappe seduto a un tavolo di metallo .
          Mi chiede se può sedersi con me e gli do l’ok anche se provo un iniziale senso di fastidio.
          Io sono riuscito ad ordinare della carne ed è stato un miracolo imbroccare l’ordinazione,
          visto che la cosa che davvero non ho imparato sono i nomi dei piatti.
          Lui si fa portare una sorta di zuppa in un tegame di coccio con dentro carne e verdure.
          E una boccetta di vodka che berremo insieme.
          La conversazione che nasce è sorprendentemente limpida e lineare, non tanto perché sia io diventato padrone della lingua,
          quanto per l’empatia del mio interlocutore. Spesso trova lui le parole per me e mi suggerisce modi di dire.
          Naturalmente è sposato e si meraviglia del fatto che io non lo sia. Mi chiede il perché in Italia funzioni così.
          Gli rispondo che alla fine non c’entra ne la crisi ne l’incertezza del futuro
          (che proprio a un russo questo non si può dirlo, ti riderebbe in faccia)
          quanto il fatto che la società è cambiata senza prendere una direzione.
          Gli spiego che negli anni ’70 c’è stata una rivoluzione dei costumi che
          ha liberato uomini e donne dai rigidi ruoli che avevano prima, solo che non si sono definiti i nuovi.
          Per cui abbiamo donne che non sanno cosa vogliono e uomini che non sanno come comportarsi.
          E’ come entrare in un grande supermercato e perdersi tra mille prodotti tutti simili:
          non sai quale scegliere e intanto si avvicina l’ora di chiusura.
          Lui mi dice che qualcosa di simile sta avvenendo da loro per colpa della televisione.
          Gli rispondo che capisco benissimo.
          Coccolato dalla vodka e riscaldato dalla conversazione
          vado a dormire nella mia stanzetta piccola e pulita dando appuntamento all’indomani al mio commensale.
          Non lo rivedrò mai più.

          Mi sveglio verso le 8.00 che c’è gran trambusto e movimento in albergo.


          http://grooveshark.com/s/Mato/2WCYn1?src=5

          Un paio di stanze al piano di sopra, dove sto io, sono state occupate da un gruppo di
          donne che entrano vestite normalmente e ne escono che sembrano bomboniere.
          Si danno tutte un gran da fare con phone, sottane e borsette.
          Mi affaccio dalle finestre del corridoio e vedo una limousine bianca decorata con dei fiori.
          Non c’è dubbio: è un matrimonio!
          Scendo con macchina fotografica e dopo aver preso qualcosa che somigliava a un caffe per svegliarmi
          chiedo il permesso di scattare qualche foto e tutti sono felicissimi di posare per l’italiano che è arrivato fin lì in moto.
          Non è propriamente la festa di matrimonio, sarebbe troppo presto.
          E’ un rinfresco pre-cerimonia dei parenti dello sposo.
          Mentre cerco di metterli in posa sotto la veranda devo cazziare quella che pare la mamma per farla stare ferma,
          dato che mi sta preparando un pacchettino di cibarie da portare con me in viaggio.









          Credo sia inutile dire che mi tocca brindare a vodka anche se mi sono appena svegliato.
          Dopo il (i) brindisi, le foto e gli auguri da una parte e dall’altra vanno tutti via, chi in auto chi in furgone.



          Rimango solo io a consumare caffè a litri, dato che mangiare ho gia mangiato e pure tanto.

          Commenta


          • #20
            cap 4

            Vado via verso le 10.00 e mi rendo conto che il paesaggio cambia drasticamente man mano che vado verso Est.
            Per raggiungere Elista attraverso circa 150 km di steppa piana e desolata.
            Non c’è nulla se non mandrie di vacche, qualche corso d’acqua o laghetto e la striscia d’asfalto su cui corro.











            Il nulla comincia a diventare così nulla che spesso a pochi metri dalla strada
            si formano piccoli vortici che sollevano la sabbia, anche ravvicinati l’uno all’altro.

            http://www.youtube.com/watch?v=JHLqiY65ua0&feature=plcp
            http://www.youtube.com/watch?v=T9-klxt0dkg&feature=plcp
            http://www.youtube.com/watch?v=bPJonCzpsv4&feature=plcp

            Commenta


            • #21
              cap 4

              La regione in cui mi trovo è la repubblica di Calmucchia, così detta perché abitata prevalentemente dai discendenti dei Calmucchi,
              provenienti dalla mongolia occidentale che secoli fa decisero di stabilirsi al limite dell’impero russo.
              Ebbero il permesso da Mosca in cambio della sorveglianza dei confini,
              ma furono costretti a fuggire in massa per via degli attriti con i contadini locali per il possesso delle terre.
              Così, in una notte del 1771 stabilita dal Dalai Lama, partirono tutti per tornare verso la Mongolia attraversando a piedi il Volga ghiacciato.
              Essendo però troppo sottile lo spessore del ghiaccio, questo si ruppe e la gran parte di essi finirono nelle acque gelide.
              I superstiti tornarono indietro e qui rimasero tranquilli fino agli anni ’20 quando i bolscevichi requisirono i loro possedimenti.
              Alcuni di loro si arruolarono coi nazisti per contrastare il potere centrale e per questo
              furono puniti da quel simpaticone del compagno Stalin con una gita di massa in Siberia.
              Nel 1957 il compagno Kruscev riabilitò il nome dell’etnia e poterono ritornare in calmucchia.
              E’ per questo che entrando a Elista si ha l’impressione di essere molto più a Est.
              Ti guardi intorno e vedi per lo più gente dai tratti mongoli, la cui origine è conclamato motivo d’orgoglio.
              Ci sono pagode buddiste e perfino un tempio buddista costruito nel 2005 e
              inaugurato dallo stesso Dalai Lama (peccato per gli infissi in alluminio anodizzato).
              Lì davanti mangio le cose datemi dalla mamma dello sposo (buonissime), faccio un giro e ritorno in centro a riposare.
              Fa caldissimo e mi sparo un succo di qualcosa ghiacciato.









              http://www.youtube.com/watch?v=HrfGKZ7S9rQ&feature=plcp

              Riparto in direzione Astrakhan, deciso a fermarmi lì anche l’indomani a prendere fiato.
              Sto in giro senza sosta da 10 giorni e un giorno di riposo prima del Kazakhstan me lo sono dopotutto strameritato.
              Sebbene mi stia dirigendo verso il delta del Volga il paesaggio diventa via via più aspro, finendo per essere un vero e proprio deserto sabbioso.
              Sui velocissimi rettilinei che si susseguono la gente corre e oltre a un bel po di croci e lapidi sul ciglio della strada,
              trovo anche un camion e un’auto usciti fuori strada a pochi km di distanza.
              http://www.youtube.com/watch?v=X4ywL...ature=youtu.be

              Commenta


              • #22
                cap4

                La vicinanza al delta è dichiarata dalle formazioni saline che affiorano nella sabbia, come immensi pantani rinsecchiti:
                la voglia di fuoristrada è tanta e non resisto a un paio di puntatine lì in mezzo mentre il sole va giu.













                Arrivo in città che è buio e dopo un po di giri (temendo sul serio di ripetere la storia di Rostov) sbarco all’hotel più economico della città, vicino alla stazione. La stanza verrrebbe 25 euri, ma per 15 mi danno un letto in un appartamento a piano terra nelle case popolari della strada vicina.
                L’aria si appiccica addosso per quant’è umida e ci sono nuvole di zanzare che ronzano ovunque.
                L’appartamento non è pulitissimo ma va bene. C’è una cucina, il bagno con vasca e un’altra stanza occupata da un uomo che non vedrò mai.
                Oltre che da un paio di blatte che ansiose di salutarmi trovano una fine spietata e indegna.

                Commenta


                • #23
                  cap 4

                  Sto fumando in cucina mentre sento aprire la porta:
                  è arrivato un altro ospite accompagnato dalla stessa signora tarchiatella e simpatica che si è accolate le mie borse.
                  Rizo è ceceno ma per via della guerra civile è dovuto andarsene in Kazakhstan, dove lavora come croupier in un casinò.
                  Si trova ad Astrakhan perché sta tornando a Groznyj per fare visita alla famiglia.
                  Ci troviamo a parlare di quello che è successo qualche anno fa nella sua terra e dell’accanimento del
                  governo centrale russo con quello che definisce popolo di terroristi.
                  Ho letto in passato qualcosa sull’argomento e capisco quanto possa essere difficile per lui parlare della cosa.
                  Si rianima quando la conversazione si sposta sulle popolazioni del Caucaso in genere :
                  gli riporto le mie impressioni sui georgiani e gli armeni e concorda con me quando gli dico di non essermi trovato bene con i secondi,
                  avendoli trovati un po truffaldini e opportunisti.
                  Beviamo insieme una birra mentre io mangio il pesce essiccato comprato poco prima al magazin:
                  stavo iniziando a mangiarlo con tutta la lisca quando mi ferma e mi fa vedere che bisogna trovarla e tirarla via con le mani.
                  Il pesce è buono ma per giorni me ne rimangono impregnate le mani.
                  Vi lascio quindi immaginare l’odore dei vestiti e dell’asciugamano lavati poco dopo cena.
                  Il ricordo di questa cena mi accompagnerà fino alla fine del viaggio ogni qualvolta aprirò le borse.

                  L’indomani Rizo riparte per Groznyj e io faccio il turista in città.
                  Dopo aver comprato due schede di memoria vado verso il centro in marshrutka (taxi collettivo) seguendo le indicazioni della padrona dell’albergo.





                  http://www.youtube.com/watch?v=SdBnP...ature=youtu.be
                  http://www.youtube.com/watch?v=w0LUr...ature=youtu.be

                  Commenta


                  • #24
                    cap 4

                    Visita al cremlino e alla cattedrale, che stanno nella stessa cinta fortificata, dove silenziosamente mi godo lo spettacolo della devozione ortodossa.















                    http://www.youtube.com/watch?v=tCNHYVWQh2Q

                    Commenta


                    • #25
                      cap 4

                      Lonely planet dice che l’internet point sta nell’ufficio postale a poche centinaia di metri ma la signorina all’assistenza clienti mi dice che non funziona.
                      Chiedo se ugualmente posso collegare la videocamera per guardare le foto, visto che i computer sono accesi, ma si incazza:
                      “ ti dico che non funziona nulla, non puoi fare niente” e ride di me insieme alla donna delle pulizie: “ E’ italiano!...”
                      Vado via incazzato, stavolta non risparmiando un accorato “vafanculu tu e a fiss’ i mammata!...” che viene inteso perfettamente.
                      Faccio un giro nella città vecchia, composta per lo piu da piccole casette in legno a uno o due piani che lentamente cadono a pezzi.

                      http://grooveshark.com/s/Rodava+Tut/2WCYcw?src=5











                      Sosta caffe in un bar e poi mi decido per una botta di terme.
                      Al bar mi dicono che delle vere e proprie terme non esistono, ma si trovano piccoli “banya”.
                      Il primo che trovo è ancora chiuso ma mi fanno entrare lo stesso,
                      però rifiuto per il prezzo troppo alto anche se è molto gradevole e pulito e sono l’unico cliente, col bagno turco tutto per me.
                      Più avanti sulla strada ne trovo uno più economico ma un po cadente.
                      Non c’è hammam ma solo sauna.
                      Va benissimo: purchè sia caldo e mi sciolga i muscoli di braccia, schiena e collo induriti da giorni di vento e moto.
                      Mi danno una stanza tutta per me composta da una sala relax e una zona doccia con dentro una gran vasca d’acqua (dall’odore credo di fiume).
                      Dalla stessa stanza si accede alla sauna vera e propria, e la brace è aromatizzata con foglie di conifere e di eucalipto.
                      Trovo il braciere in piena attività che sembra di stare all’inferno.
                      Potrà sembrare strano che ad Agosto con 35 gradi uno vada a farsi una sauna,
                      ma sento piano piano il corpo rigenerarsi man mano che
                      i muscoli si distendono, la schiena, le scapole cominciano a scrocchiare fino a ritrovarmi molle e rilassato.
                      Di tanto in tanto mi immergo nella vasca o apro la doccia o mi lancio secchiate d’acqua direttamente dentro la sauna.
                      Esco dopo un ora col morale alle stelle ma ritorno in terra quando
                      la signora del chiosco dove compro da bere mi urla ripetutamente quanto pagare perché non capisco.
                      Bevo il mio litro d’acqua e integratori vari nella piazza Lenin, da solo, osservando lo struscio della gente del posto.

                      Commenta


                      • #26
                        cap 4

                        Mi sento davvero uno straniero in terra straniera e la malinconia mi sale addosso che neanche me ne accorgo.
                        Mi chiedo cosa ci faccia io qui da solo e la mia donna a sette ore di fuso orario,
                        quando potremmo stare insieme con gli amici a sguazzare nel mare salentino o dovunque ci sia una spiaggia.
                        Penso alla famiglia che non vedo mai, a mio padre che invecchia senza di me e al fatto che ogni viaggio è tempo che tolgo agli affetti,
                        e arriverà il giorno in cui mi pentirò di questo.
                        Mando qualche sms e con questi pensieri vado a cercare un posto dove mangiare.
                        Da molte auto c’è gente che continua a scandire slogan agitando bandiere russe e altre che non conosco.
                        Un uomo all’hotel dove prelevo un po di contante mi spiega che oggi è l’anniversario dell’aviazione russa e
                        questi sono fanatici nazionalisti mbriachi persi dalla mattina.



                        Mi fermo a cenare su una nave ristornate attraccata sul lungofiume e finalmente riesco ad isolarmi dalla caciara dance dei locali dello struscio serale.
                        Mangio un ottimo piatto di carne e patate coperte da una sorta di besciamella,
                        bevo un vodka al banco bar e mentre rimetto le mie cose nel borsello vengo circondato dalle cameriere che mi portano alla cassa (che si trova a un metro) intimandomi di pagare: direi degna conclusione della serata.
                        Torno all’albergo in taxi e lascio felicemente una discreta mancia al tassista che non rifiuta di fare conversazione e si sforza di parlare inglese.
                        Gli chiedo a cosa serva la piccola videocamera che accende alla partenza. Mi risponde che vale come prova in caso d'incidente.
                        Rimango un po deluso da questa città, in passato snodo importante della via della seta più settentrionale.
                        Mi aspettavo di trovare l'ospitalità schietta della Georgia o qualcosa di simile a quella turca, ma mi sbagliavo.
                        Vado a dormire pensando al fatto che nelle città minori della Russia, per quanto grandi, non sono ancora pronti per il turismo internazionale e
                        forse non gliene frega neanche granchè.
                        Mi chiedo da dove nasca questa diffidenza verso lo straniero che, anche se vestito decentemente, è un potenziale imbroglione che scappa senza pagare.
                        Ho i documenti in regola, una macchina fotografica e soldi per pagare un albergo e un ristorante.
                        Però posso avere una vaga idea dell’avere addosso il pregiudizio sullo straniero.
                        Mi hanno stufato le città di questa nazione.
                        Il capitale vi si è abbattuto di colpo e in vent'anni ha reso tutto un surrogato dell'occidente,
                        ma in questa parodia rimane forte il ruolo da protagonista del funzionario,
                        ora interpretato da chiunque abbia una divisa, anche da supermarket.

                        Ma alla fine tutto questo è secondario:
                        Come ho scritto a mia sorella per sms,il vero viaggio comincia domani.
                        Domani entro ufficialmente in Asia Centrale.

                        Commenta


                        • #27
                          molto bello ed interessante, poi la tua moto è una di quelle papabili come futura moto. Se alla fine metti qualche dato riguardo la moto sarebbe gradito.

                          Mi piace anche il tuo spirito di viaggiatore.

                          :moto:
                          Viaggiano i viandanti....viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti...
                          Nimby, Not In My Back Yard

                          Commenta


                          • #28
                            Bello ed interessante!!!!
                            Le mie foto
                            http://picasaweb.google.com/MaxB650
                            Il nostro piccolo sito: www.dueinmoto.it

                            Commenta


                            • #29
                              Letto fino al cap. 3 continuo stasera.....

                              Complimenti! mi hai fatto venire voglia di fare un giro fino in Romania (.......oltre non lo so )

                              Comunque bello il tuo racconto, a tratti sembra di leggere Kerouac.

                              P.S.: mi associo alla richiesta di qualche info sulla moto
                              BFS6; "Ho speso gran parte dei mei soldi in viaggi, moto e donne, il resto l'ho sperperato"..V.S. Siculo che vive sul mare, in Padania ; BMW R1200GS Lc Adventure "L'Incrociatore Tedesco"

                              Commenta


                              • #30
                                Ciao, come ti ho scritto anche sul forum di Sporco Endurista, mi stai facendo rivivere le tappe del mio viaggio del 2011, che poi è fallito in Kazakistan.

                                Elista, Astrakhan, la Calmucchia... Porco cane, ho davvero i brividi (e non scherzo).
                                Dal 1996 on the road tra Europa, Africa, Asia e Nord America.

                                Commenta

                                Premium ADV

                                Comprimi


                                Sto operando...
                                X