Cap 6
Prima di andare mi fa vedere il loro piccolo orto e i mattoni al sole ad essiccare, impastati con il fango dello stesso terreno, e mi fermo a guardare alcuni dettagli della casa, come la scossalina alla base dell’intonaco. Vedo che anche quello è fatto di paglia e fango. Gli chiedo se da loro piova in inverno.
-“Sì, nevica pure!”
-“ E come fate con questo (indicando l’intonaco)”
-“ Niente. Impastiamo e ripassiamo di nuovo!”
Non posso non pensare alla italica burocrazia per i lavori edili.
Saluto anche loro con un abbraccio dopo aver sistemato il cocomero sotto l’asciugamano.
Vado via portandomi la domanda su cosa sia a fare davvero la felicità di un popolo.
Questi pensieri durano poco.
Subito dopo la diga si gira a destra e inizia la lunga strada per Buchara.
Un rettilineo di sterrato, pietrisco, cemento, asfalto sbriciolato in rifacimento e ampliamento.
http://grooveshark.com/s/Ikyadarh+Dim/3Hlglz?src=5
La statale è molto trafficata non solo da auto ma anche da pullman e camion che alzano discreti polveroni.
E anche da due motociclisti tedeschi in sella a una R1150 che viaggiano in direzione opposta alla mia.
Vengono da Buchara e stanno facendo un giro abbastanza lungo che mi fanno vedere sulla maglietta che indossa lui.
Il giro completo non lo ricordo perché un particolare cattura subito la mia attenzione: il giro passa dalla Russia e finisce in Georgia a Tbilisi!
Chiedo subito se hanno informazioni sulla frontiera di Kazbegi perchè, ormai lo sapete, se fosse aperta per me sarebbe una svolta.
Loro dicono di aver avuto conferma dallo spedizioniere georgiano che imbarcherà la moto che sì, è aperta.
Vagamente inizio a paventare l’ipotesi che una provvidenza possa esistere davvero.
Oltre alle dritte sulle strade che faremo rispettivamente (visto che faranno anche loro la frontiera di Nukus) ci scambiamo i numeri di telefono.
Siamo d’accordo che il primo che arriva a Kazbegi conferma l’apertura o meno del posto di frontiera.
Continuo la mia strada che mi dicono i tedeschi sarà così per 200 km. Dopodichè troverò l’asfalto nuovo di zecca
Prima di andare mi fa vedere il loro piccolo orto e i mattoni al sole ad essiccare, impastati con il fango dello stesso terreno, e mi fermo a guardare alcuni dettagli della casa, come la scossalina alla base dell’intonaco. Vedo che anche quello è fatto di paglia e fango. Gli chiedo se da loro piova in inverno.
-“Sì, nevica pure!”
-“ E come fate con questo (indicando l’intonaco)”
-“ Niente. Impastiamo e ripassiamo di nuovo!”
Non posso non pensare alla italica burocrazia per i lavori edili.
Saluto anche loro con un abbraccio dopo aver sistemato il cocomero sotto l’asciugamano.
Vado via portandomi la domanda su cosa sia a fare davvero la felicità di un popolo.
Questi pensieri durano poco.
Subito dopo la diga si gira a destra e inizia la lunga strada per Buchara.
Un rettilineo di sterrato, pietrisco, cemento, asfalto sbriciolato in rifacimento e ampliamento.
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La statale è molto trafficata non solo da auto ma anche da pullman e camion che alzano discreti polveroni.
E anche da due motociclisti tedeschi in sella a una R1150 che viaggiano in direzione opposta alla mia.
Vengono da Buchara e stanno facendo un giro abbastanza lungo che mi fanno vedere sulla maglietta che indossa lui.
Il giro completo non lo ricordo perché un particolare cattura subito la mia attenzione: il giro passa dalla Russia e finisce in Georgia a Tbilisi!
Chiedo subito se hanno informazioni sulla frontiera di Kazbegi perchè, ormai lo sapete, se fosse aperta per me sarebbe una svolta.
Loro dicono di aver avuto conferma dallo spedizioniere georgiano che imbarcherà la moto che sì, è aperta.
Vagamente inizio a paventare l’ipotesi che una provvidenza possa esistere davvero.
Oltre alle dritte sulle strade che faremo rispettivamente (visto che faranno anche loro la frontiera di Nukus) ci scambiamo i numeri di telefono.
Siamo d’accordo che il primo che arriva a Kazbegi conferma l’apertura o meno del posto di frontiera.
Continuo la mia strada che mi dicono i tedeschi sarà così per 200 km. Dopodichè troverò l’asfalto nuovo di zecca
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