La genesi del tour, risalente al 2020, è QUI: la messa in pratica è del ponte del 2 giugno 2022, giro "girato" al contrario con qualche aggiunta e imprevisto finale ma è andata bene lo stesso.
Partenza da Milano alle 14 di mercoledì 1° giugno, giorno lavorativo pre-ponte quindi sulla A1 ci sono mezzi pesanti, auto di gente che lavora e auto di gente che va in vacanza, moto pochissime. E' un tira-e-molla di code, sinceramente non ricordo a che ora esco a Sasso Marconi ma ben oltre le 16. Non infilo nè Raticosa nè Porrettana, voglio percorrere la SS325 che è meno panoramica ma ho il mio motivo e tolto quello cancellerò questa strada dai miei interessi: piena di curve cieche, dossi e cunette, non diverte e se trovi un furgone o la Panda col vecchietto aspetti... però sotto di essa passa la Grande Galleria dell'Appennino e a Cà di Landino ci sono il villaggio operaio e la sottostazione elettrica: noi malati di treni abbiamo queste perversioni.
Arriverò a Cà di Landino alle 17.45, un quarto d'ora per qualche foto poi giù a Prato e ancora A1 per girare intorno a Firenze, situazione traffico non buona ma alle 19.10 sono in frazione Prulli di Sopra del comune di Reggello. L'hotel Galileo è a cinque minuti dal casello: ha visto tempi migliori, nato probabilmente insieme all'Autostrada del Sole quando durante i lunghi viaggi ci si fermava la notte ma è pulito e silenzioso; a cento metri c'è il ristorante "Fratelli Giusti", sono a posto.
La notte mi sveglio: sono frizzante come un bambino e vorrei che fossero già le sette per alzarmi e cominciare l'avventura, invece sono le tre e mezza... Apro la finestra per sentire l'aria fresca, cerco le poche costellazioni conosciute e vedo due belle luci "fuori posto" appena sopra gli alberi: stelle non sono, da luminosità e colore devono essere Marte e Giove. Apro Stellarium che mi conferma trattasi di Marte e Giove nei Pesci: non ho il cavalletto e posiziono la macchina fotografica sul davanzale con l'atlante stradale a far da spessore... e click! Ora posso riaddormentarmi.
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Mattina di giovedì 2 giugno, dopo una colazione al minimo sindacale alle otto si parte: prima tappa sarebbe il Castello di Sammezzano, perlomeno da fuori perchè è chiuso in attesa di una auspicata riqualificazione, gli interni sarebbero eccezionali: purtroppo lo vedo da lontano e non riesco a raggiungerlo causa strada sbarrata, dovrei percorrere quasi 2 km tra andata e ritorno per arrivarci e desisto. Proseguo per Donnini e Tosi in modo da salire verso Vallombrosa lungo quello che sarebbe stato il percorso della ferrovia cessata nel 1924: non ne troverò vestigia ma mi godrò la bellissima riserva boschiva naturale, poi un bellissimo punto panoramico verso PIetrapiana e, a Reggello, inizio a vedere da lontano le Balze del Valdarno che sono state lo spunto per questo tour. Un primo anfiteatro è godibile a Faella, mi avvicino su sterrato ma la zona è piena di orti e piante. Per raggiungere la località Riguzze un'interruzione stradale mi costringe a un più lungo giro per Renacci ma ne vale la pena, vedo anche passare un paio di treni sulla Direttissima Firenze-Roma; le Balze di Riguzze sono molto belle e si raggiungono per un facile sterrato. Raggiungo poi Piantravigne da dove le Balze son visibili dall'alto e mi dirigo verso Loro Ciuffenna, uno dei Borghi più Belli d'Italia dove mi fermo per un veloce pranzo e una passeggiata: gentilissimi i gestori del Bar Centrale che mi daranno anche qualche indicazione.
Riparto con destinazione il Rifugio del Monte Lori ma mi faccio tentare dalla strada che va alla Croce del Pratomagno: a un certo punto anch'essa diventa sterrata e mi farebbe allungare e tardare troppo, mi accontento di vedere la Croce di taglio, da lontano; il Rifugio del Monte Lori alla fine è un grande parcheggio pieno di auto: arrivo, guardo e mi giro. Scendendo verso Castiglion Fibocchi, a Gello Biscardo trovo l'indicazione per la Panchina Gigante n.111: 8 km di sterrato ma anche qui ne è valsa la pena, la panchina è in mezzo alle ginestre e guarda verso Arezzo. Qui conoscerò Rita e Veronica che, dopo la mia narrazione della storia delle Panchine Giganti, entreranno a far parte del gruppo FB dei Panchinisti Itineranti; peccato che il punto-timbro sia chiuso.
Proseguo verso Arezzo re-infilando la SP1 detta "Setteponti" un bel tracciato che attraverso Ponte a Buriano mi porta in centro ad Arezzo, in piazza della Libertà ma non potrò raggiungere Piazza Grande. Altre curvette per evitare la circonvallazione e valico la Foce dello Scopetone entrando nella SS73 già percorsa da pazzi intutati, devio per Città di Castello e alè, valico di Bocca Serriola dal bar affollato di motociclisti, quindi taglio dalla valle del Biscubio alla valle del Metauro ad Apecchio e alè-2, valico di Bocca Trabaria dove scambierò due parole con una giovane coppia di San Giustino.
La discesa verso Sansepolcro è tutta in mezzo alle ginestre in fiore e non c'è nessuno, strada tutta mia come la maggior parte delle strade odierne: un sonnacchioso Due Giugno. Arrivo ad Anghiari e in meno di cinque minuti di ricerca su Internet trovo alloggio all'Hotel Meridiana, all'inizio del centro storico, sono appena passate le 19.
Alle 20 esco per la cena, chiedo all'albergatore:
"Mi consiglia un ristorante?"
- Guardi che qui ad Anghiari, dove capita, capita sempre bene...
OH MA QUANTO E' BELLA ANGHIARI! Sin dall'ammirarla arrivandoci dalle curve accanto al Discesone, sia girandola a piedi prima e dopo la cena... cena alla "Cantina del Granduca" dove sono capitato non bene ma meglio!
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Colazione ottima alla Meridiana, alle 8.30 di venerdì 3 giugno parto e salgo al valico di Scheggia scendendo a Ponte alla Chiassa, avanti fino a Bibbiena dove devio per la ex-SS208 "della Verna" diretto all'onomimo famoso Santuario, strada piacevolissima e ben tenuta (non le troverò tutte così); la salita al santuario è ombrosa e si può arrivare in moto fino all'ingresso benchè io mi fermi un po' prima sia per fare due passi sia perchè il lastricato non è molto comodo. Anche se io sono un cartesiano, ammetto che il luogo ha un'intesa aura mistica: qui San Francesco ricevette le stigmate. Mi fermo un'ora buona visitando i diversi luoghi, conviene iniziare dal lungo corridoio vetrato che illustra gli episodi della vita di Francesco e che porta a diverse cappelle, tra cui quella "delle Stimmate" e al punto panoramico del precipizio, quindi scendere al Sasso Spicco reso famoso da mille fotografie (anche artefatte che fanno sembrare l'ambiente più grande di quanto non sia) e poi la Basilica col grande piazzale anch'esso panoramico.
Proseguo per il valico dello Spino fino a Pieve Santo Stefano con l'intenzione di arrivare a Verghereto evitando la famigerata E45, ben nota in negativo per la scarsa manutenzione e il traffico pesante ma mi è impossibile. Impossibile perchè la Vecchia Flaminia è in uno stato a dir poco pietoso (se fosse stata come lo sterrato di Castiglion Fibocchi sarebbe stato meglio) ed è anche interrotta nel tratto più spettacolare. Dopo il tratto obbligato di E45 esco, supero il valico di Montecoronaro e a Verghereto devio per il Monte Fumaiolo dove la strada invece è perfetta. Mi fermo a pranzo al valico e per digerire la "schiaccia" (ottima focacciona alta quattro dita con olio e granelli di sale, imbottita di mortadella e formaggio) del ristorante Paradise faccio una passeggiata nella stupenda faggeta lungo il ben tenuto sentiero che porta alle Sorgenti del Tevere.
Tornato a Verghereto con un giro ad anello punto su Bagno di Romagna e sulla ex-SS71 del passo dei Mandrioli, anch'essa deserta e anch'essa non troppo ben tenuta ma non oscena come la precedente, quindi a Badia Prataglia infilo la strada del passo dei Fangaci che procede, anch'essa sterrata per un bel tratto, un un'altra bellissima faggeta con vista sul lago di Ridracoli, e che mi porta all'Eremo di Camaldoli: visiterò anche questo, sempre non per misticismo ma prosaicamente perchè gli eremiti sapevano bene come trovare dei luoghi contemplativi nella natura. Attendendo la breve ma interessante visita guidata (ogni mezz'ora) vedo arrivare un gruppone di sei GS, tre AT e qualche altra enduro: il capogrupo urla agli altri "adesso c'è il dilemma: asfalto o strada bianca?". Il gruppo si guarda intorno, io metto le mani a coppa e suggerisco "bianca!". Qualcuno annuisce, il capogruppo su GS1250 mi dice, indicando la moto "eh ma mi tocca sporcarla..." e al mio rispondere "io ho sporcato una K1100" forse punto sul vivo decide per lo sterrato.
Scendo a Poppi per la strada più curvosa e infilo la SS70 verso il valico della Consuma che non mi entusiasma, prima di Pontassieve taglio per Rufina su una bella stradina stretta ma mirabilmente asfaltata che si snoda tra i vigneti e punto per Dicomano deviando però verso il Valico di Croce a Mori, ero passato di qui vent'anni fa e poi mai più arrivando finalmente a Stia. Qui, carico di eccessivo ottimismo, alle 19 non trovo nessun alloggio, mi sarebbe bastato chiamare mezz'ora prima per evitare che un gruppo occupasse un hotel e ringrazio vivamente la proprietaria di un B&B che perlomeno ha provato a chiamare tutti i suoi contatti per trovarmi una camera. Peccato, perchè avrei passato volentieri la serata nella graziosa Stia. Trovo però un hotel a Campigna, oltre il passo della Calla dove mi sarei diretto domattina, ok "facciamo la Calla col caLLar de sole" e quasi alle 20 arrivo all'hotel "Granduca", noblesse oblige anche stasera.
Partenza da Milano alle 14 di mercoledì 1° giugno, giorno lavorativo pre-ponte quindi sulla A1 ci sono mezzi pesanti, auto di gente che lavora e auto di gente che va in vacanza, moto pochissime. E' un tira-e-molla di code, sinceramente non ricordo a che ora esco a Sasso Marconi ma ben oltre le 16. Non infilo nè Raticosa nè Porrettana, voglio percorrere la SS325 che è meno panoramica ma ho il mio motivo e tolto quello cancellerò questa strada dai miei interessi: piena di curve cieche, dossi e cunette, non diverte e se trovi un furgone o la Panda col vecchietto aspetti... però sotto di essa passa la Grande Galleria dell'Appennino e a Cà di Landino ci sono il villaggio operaio e la sottostazione elettrica: noi malati di treni abbiamo queste perversioni.
Arriverò a Cà di Landino alle 17.45, un quarto d'ora per qualche foto poi giù a Prato e ancora A1 per girare intorno a Firenze, situazione traffico non buona ma alle 19.10 sono in frazione Prulli di Sopra del comune di Reggello. L'hotel Galileo è a cinque minuti dal casello: ha visto tempi migliori, nato probabilmente insieme all'Autostrada del Sole quando durante i lunghi viaggi ci si fermava la notte ma è pulito e silenzioso; a cento metri c'è il ristorante "Fratelli Giusti", sono a posto.
La notte mi sveglio: sono frizzante come un bambino e vorrei che fossero già le sette per alzarmi e cominciare l'avventura, invece sono le tre e mezza... Apro la finestra per sentire l'aria fresca, cerco le poche costellazioni conosciute e vedo due belle luci "fuori posto" appena sopra gli alberi: stelle non sono, da luminosità e colore devono essere Marte e Giove. Apro Stellarium che mi conferma trattasi di Marte e Giove nei Pesci: non ho il cavalletto e posiziono la macchina fotografica sul davanzale con l'atlante stradale a far da spessore... e click! Ora posso riaddormentarmi.
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Mattina di giovedì 2 giugno, dopo una colazione al minimo sindacale alle otto si parte: prima tappa sarebbe il Castello di Sammezzano, perlomeno da fuori perchè è chiuso in attesa di una auspicata riqualificazione, gli interni sarebbero eccezionali: purtroppo lo vedo da lontano e non riesco a raggiungerlo causa strada sbarrata, dovrei percorrere quasi 2 km tra andata e ritorno per arrivarci e desisto. Proseguo per Donnini e Tosi in modo da salire verso Vallombrosa lungo quello che sarebbe stato il percorso della ferrovia cessata nel 1924: non ne troverò vestigia ma mi godrò la bellissima riserva boschiva naturale, poi un bellissimo punto panoramico verso PIetrapiana e, a Reggello, inizio a vedere da lontano le Balze del Valdarno che sono state lo spunto per questo tour. Un primo anfiteatro è godibile a Faella, mi avvicino su sterrato ma la zona è piena di orti e piante. Per raggiungere la località Riguzze un'interruzione stradale mi costringe a un più lungo giro per Renacci ma ne vale la pena, vedo anche passare un paio di treni sulla Direttissima Firenze-Roma; le Balze di Riguzze sono molto belle e si raggiungono per un facile sterrato. Raggiungo poi Piantravigne da dove le Balze son visibili dall'alto e mi dirigo verso Loro Ciuffenna, uno dei Borghi più Belli d'Italia dove mi fermo per un veloce pranzo e una passeggiata: gentilissimi i gestori del Bar Centrale che mi daranno anche qualche indicazione.
Riparto con destinazione il Rifugio del Monte Lori ma mi faccio tentare dalla strada che va alla Croce del Pratomagno: a un certo punto anch'essa diventa sterrata e mi farebbe allungare e tardare troppo, mi accontento di vedere la Croce di taglio, da lontano; il Rifugio del Monte Lori alla fine è un grande parcheggio pieno di auto: arrivo, guardo e mi giro. Scendendo verso Castiglion Fibocchi, a Gello Biscardo trovo l'indicazione per la Panchina Gigante n.111: 8 km di sterrato ma anche qui ne è valsa la pena, la panchina è in mezzo alle ginestre e guarda verso Arezzo. Qui conoscerò Rita e Veronica che, dopo la mia narrazione della storia delle Panchine Giganti, entreranno a far parte del gruppo FB dei Panchinisti Itineranti; peccato che il punto-timbro sia chiuso.
Proseguo verso Arezzo re-infilando la SP1 detta "Setteponti" un bel tracciato che attraverso Ponte a Buriano mi porta in centro ad Arezzo, in piazza della Libertà ma non potrò raggiungere Piazza Grande. Altre curvette per evitare la circonvallazione e valico la Foce dello Scopetone entrando nella SS73 già percorsa da pazzi intutati, devio per Città di Castello e alè, valico di Bocca Serriola dal bar affollato di motociclisti, quindi taglio dalla valle del Biscubio alla valle del Metauro ad Apecchio e alè-2, valico di Bocca Trabaria dove scambierò due parole con una giovane coppia di San Giustino.
La discesa verso Sansepolcro è tutta in mezzo alle ginestre in fiore e non c'è nessuno, strada tutta mia come la maggior parte delle strade odierne: un sonnacchioso Due Giugno. Arrivo ad Anghiari e in meno di cinque minuti di ricerca su Internet trovo alloggio all'Hotel Meridiana, all'inizio del centro storico, sono appena passate le 19.
Alle 20 esco per la cena, chiedo all'albergatore:
"Mi consiglia un ristorante?"
- Guardi che qui ad Anghiari, dove capita, capita sempre bene...
OH MA QUANTO E' BELLA ANGHIARI! Sin dall'ammirarla arrivandoci dalle curve accanto al Discesone, sia girandola a piedi prima e dopo la cena... cena alla "Cantina del Granduca" dove sono capitato non bene ma meglio!
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Colazione ottima alla Meridiana, alle 8.30 di venerdì 3 giugno parto e salgo al valico di Scheggia scendendo a Ponte alla Chiassa, avanti fino a Bibbiena dove devio per la ex-SS208 "della Verna" diretto all'onomimo famoso Santuario, strada piacevolissima e ben tenuta (non le troverò tutte così); la salita al santuario è ombrosa e si può arrivare in moto fino all'ingresso benchè io mi fermi un po' prima sia per fare due passi sia perchè il lastricato non è molto comodo. Anche se io sono un cartesiano, ammetto che il luogo ha un'intesa aura mistica: qui San Francesco ricevette le stigmate. Mi fermo un'ora buona visitando i diversi luoghi, conviene iniziare dal lungo corridoio vetrato che illustra gli episodi della vita di Francesco e che porta a diverse cappelle, tra cui quella "delle Stimmate" e al punto panoramico del precipizio, quindi scendere al Sasso Spicco reso famoso da mille fotografie (anche artefatte che fanno sembrare l'ambiente più grande di quanto non sia) e poi la Basilica col grande piazzale anch'esso panoramico.
Proseguo per il valico dello Spino fino a Pieve Santo Stefano con l'intenzione di arrivare a Verghereto evitando la famigerata E45, ben nota in negativo per la scarsa manutenzione e il traffico pesante ma mi è impossibile. Impossibile perchè la Vecchia Flaminia è in uno stato a dir poco pietoso (se fosse stata come lo sterrato di Castiglion Fibocchi sarebbe stato meglio) ed è anche interrotta nel tratto più spettacolare. Dopo il tratto obbligato di E45 esco, supero il valico di Montecoronaro e a Verghereto devio per il Monte Fumaiolo dove la strada invece è perfetta. Mi fermo a pranzo al valico e per digerire la "schiaccia" (ottima focacciona alta quattro dita con olio e granelli di sale, imbottita di mortadella e formaggio) del ristorante Paradise faccio una passeggiata nella stupenda faggeta lungo il ben tenuto sentiero che porta alle Sorgenti del Tevere.
Tornato a Verghereto con un giro ad anello punto su Bagno di Romagna e sulla ex-SS71 del passo dei Mandrioli, anch'essa deserta e anch'essa non troppo ben tenuta ma non oscena come la precedente, quindi a Badia Prataglia infilo la strada del passo dei Fangaci che procede, anch'essa sterrata per un bel tratto, un un'altra bellissima faggeta con vista sul lago di Ridracoli, e che mi porta all'Eremo di Camaldoli: visiterò anche questo, sempre non per misticismo ma prosaicamente perchè gli eremiti sapevano bene come trovare dei luoghi contemplativi nella natura. Attendendo la breve ma interessante visita guidata (ogni mezz'ora) vedo arrivare un gruppone di sei GS, tre AT e qualche altra enduro: il capogrupo urla agli altri "adesso c'è il dilemma: asfalto o strada bianca?". Il gruppo si guarda intorno, io metto le mani a coppa e suggerisco "bianca!". Qualcuno annuisce, il capogruppo su GS1250 mi dice, indicando la moto "eh ma mi tocca sporcarla..." e al mio rispondere "io ho sporcato una K1100" forse punto sul vivo decide per lo sterrato.
Scendo a Poppi per la strada più curvosa e infilo la SS70 verso il valico della Consuma che non mi entusiasma, prima di Pontassieve taglio per Rufina su una bella stradina stretta ma mirabilmente asfaltata che si snoda tra i vigneti e punto per Dicomano deviando però verso il Valico di Croce a Mori, ero passato di qui vent'anni fa e poi mai più arrivando finalmente a Stia. Qui, carico di eccessivo ottimismo, alle 19 non trovo nessun alloggio, mi sarebbe bastato chiamare mezz'ora prima per evitare che un gruppo occupasse un hotel e ringrazio vivamente la proprietaria di un B&B che perlomeno ha provato a chiamare tutti i suoi contatti per trovarmi una camera. Peccato, perchè avrei passato volentieri la serata nella graziosa Stia. Trovo però un hotel a Campigna, oltre il passo della Calla dove mi sarei diretto domattina, ok "facciamo la Calla col caLLar de sole" e quasi alle 20 arrivo all'hotel "Granduca", noblesse oblige anche stasera.
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