“Chi se invegiss, se inmatiss”
L’ovvia traduzione dal milanese è “chi invecchia ammattisce”: è quel che penso di me alle otto del mattino di domenica 5 dicembre: dodici ore fa ero su un treno che mi riportava a Milano dopo due giorni passati a festeggiare il compleanno a Tirano (SO) e adesso sto infilando, in moto e in solitaria, la A1 a Melegnano. Ho addosso sette strati di indumenti, sto bene tranne le mani: malgrado guanti e sottoguanti le ho gelate (“bella forza, tu hai le mani fredde anche d’estate”) e desidererei tanto le manopole riscaldate. Faccio ginnastica alle dita e pian piano a Piacenza riacquisto la sensibilità mentre il sole rosso accenna a scaldare.
Poche auto in giro… e di moto? Solo io, il matto. Nella tasca della borsa da serbatoio c’è un programma di viaggio calcolato per quattro giorni, dalla domenica al mercoledì per sfruttare le festività di Sant’Ambrogio patrono di Milano e dell’Immacolata. So già, visto il meteo, che i giorni diventeranno tre ma mai dire mai. Ma dove sto andando?
In Maremma, maremmamaiala!
A Parma devio sulla A15 dove i pannelli luminosi segnalano possibilità di neve. Avevo letto anni fa che la Cisa è uno dei luoghi “meteo-estremi” d’Italia: 120 giorni di pioggia all’anno, tutti concentrati nella brutta stagione dove la pioggia diventa anche neve. Il cielo tuttavia è sereno e sto solo attento a eventuali tratti bagnati o peggio ghiacciati, ma non c’è pericolo. Supero tutta la Versilia e finalmente, dopo una sola sosta intermedia ,poco dopo le undici sono a Livorno, lascio l’autostrada e mi fermo a Punta Pacchiano, sulla costiera da Calafuria a Quercianella. Sei mesi fa ero con i Pipistrelli nello stesso punto da dove guardavamo il tramonto, ora vedo sole pieno, sento il vento e odo il mare che ruggisce contro le scogliere: è una meraviglia, una liberazione per l’anima, azzurro nel cielo e verde-blu striato di bianco nell’acqua.
Proseguo verso sud evitando accuratamente l’Aurelia a quattro corsie e devio per… ”I cipressi che a Bolgheri alti e schietti - van da San Guido in duplice filar - Quasi in corsa giganti giovinetti - mi balzarono incontro e mi guardar.” Entro in Bolgheri dopo vent’anni, il borgo è immobile, cristallizzato nel tempo: la statua di Lucia, nonna del poeta Giosuè Carducci, sembra volersi animare. Diverse lapidi ricordano il mecenatismo del casato dei Conti della Gherardesca che tanto fece per la popolazione. E’ intanto ora di pranzo: ribollita!
La tabella di marcia è già saltata: mi conosco, metto in programma mille cose ma poi amo dedicare il giusto tempo ai luoghi che incontro badando a non arrivare mai a destinazione dopo il tramonto, se non nel ritorno a casa; nello scendere a sud devio così per il golfo di Baratti, un incanto nella luce già calda del breve tardo pomeriggio. Ai colori del mare e del cielo si uniscono le chiome dei pini marittimi e le trame dei loro rami. Non salgo a Populonia, ci sono già stato e poi ho un panorama nuovo da vedere. L’app TabUi mi conduce per la complicata viabilità di Piombino e di Salivoli fino alla Panchina Gigante n.150 che domina Cala Moresca da cui assisterò a uno spettacolare tramonto sull’Elba.
Purtroppo la Gattarossa, il chiosco dove potrei timbrare il passaporto che testimonia la visita alla panchina, è chiuso. Sotto la tettoia due anziani si raccontano le loro vicissitudini: chiedo loro “scusate, ma è chiuso perché è domenica o per ferie?”
- L’è Hhiuso perché l’è inverno, Hodesto sa quando c’è bisseness… (ndt business)
“Ah peccato, avevo bisogno di del timbro della panchina…”
- Che ‘ll’è Hodesto timbro?
“E’ un gioco, per ogni panchina che si visita ci si fa mettere il timbro… come una caccia al tesoro”
- e si vince qualHosa?
“no…”
- allora ‘un mi garba…
Il signor Nedo è un bel personaggio, dei due amici è lui che tiene banco, mi racconta di quando a Napoli, mentre era là militare a fine anni ‘50 gli dissero che San Nedo non esiste. “A fine anni cinquanta?”
- Oh quant’anni mi dai?
(per me ne avrà una settantina…)
- Ottanta ce n’ho! E lui (rivolto all’amico) più di me!
Dopo un po’ di battute in pieno spirito toscano (- che sei qui in camper? In moto? E te tu non ha freddo?) mi suggerisce di rivolgermi all’associazione che ha sponsorizzato la panchina: ne trovo il canale Facebook e scrivo un messaggio, mi congedo dai due anziani e raggiungo l’hotel appena prenotato via Booking, nella ZTL del centro storico, semplice ma pulitissimo, con garage chiuso per la moto. Cena al Garibaldi Innamorato, che a Piombino per me è un must sin da quando venivo qui per lavoro nei primi anni 2000: qui si mangia il pescato del giorno, non c’è menu ma solo le combinazioni antipasto si/no, quanti assaggi di primo, quanti di secondo; c’è anche un minimale menu di terra per chi non ama il pesce. Nell’antipasto (otto "assaggi", ma per chi non vuole riempirsi troppo sarebbe già un pasto completo) è tutto dal buono al buonissimo tranne il pesce spatola fritto… che è da urlo! La proprietaria mi dice “pensi che fino a dieci anni fa quando lo si pescava, lo si ributtava a mare”. Farò seguire spaghetti alle vongole. La serata si chiude con la passeggiata e il saluto ai gatti della colonia felina del castello.
(continua)
L’ovvia traduzione dal milanese è “chi invecchia ammattisce”: è quel che penso di me alle otto del mattino di domenica 5 dicembre: dodici ore fa ero su un treno che mi riportava a Milano dopo due giorni passati a festeggiare il compleanno a Tirano (SO) e adesso sto infilando, in moto e in solitaria, la A1 a Melegnano. Ho addosso sette strati di indumenti, sto bene tranne le mani: malgrado guanti e sottoguanti le ho gelate (“bella forza, tu hai le mani fredde anche d’estate”) e desidererei tanto le manopole riscaldate. Faccio ginnastica alle dita e pian piano a Piacenza riacquisto la sensibilità mentre il sole rosso accenna a scaldare.
Poche auto in giro… e di moto? Solo io, il matto. Nella tasca della borsa da serbatoio c’è un programma di viaggio calcolato per quattro giorni, dalla domenica al mercoledì per sfruttare le festività di Sant’Ambrogio patrono di Milano e dell’Immacolata. So già, visto il meteo, che i giorni diventeranno tre ma mai dire mai. Ma dove sto andando?
In Maremma, maremmamaiala!
A Parma devio sulla A15 dove i pannelli luminosi segnalano possibilità di neve. Avevo letto anni fa che la Cisa è uno dei luoghi “meteo-estremi” d’Italia: 120 giorni di pioggia all’anno, tutti concentrati nella brutta stagione dove la pioggia diventa anche neve. Il cielo tuttavia è sereno e sto solo attento a eventuali tratti bagnati o peggio ghiacciati, ma non c’è pericolo. Supero tutta la Versilia e finalmente, dopo una sola sosta intermedia ,poco dopo le undici sono a Livorno, lascio l’autostrada e mi fermo a Punta Pacchiano, sulla costiera da Calafuria a Quercianella. Sei mesi fa ero con i Pipistrelli nello stesso punto da dove guardavamo il tramonto, ora vedo sole pieno, sento il vento e odo il mare che ruggisce contro le scogliere: è una meraviglia, una liberazione per l’anima, azzurro nel cielo e verde-blu striato di bianco nell’acqua.
Proseguo verso sud evitando accuratamente l’Aurelia a quattro corsie e devio per… ”I cipressi che a Bolgheri alti e schietti - van da San Guido in duplice filar - Quasi in corsa giganti giovinetti - mi balzarono incontro e mi guardar.” Entro in Bolgheri dopo vent’anni, il borgo è immobile, cristallizzato nel tempo: la statua di Lucia, nonna del poeta Giosuè Carducci, sembra volersi animare. Diverse lapidi ricordano il mecenatismo del casato dei Conti della Gherardesca che tanto fece per la popolazione. E’ intanto ora di pranzo: ribollita!
La tabella di marcia è già saltata: mi conosco, metto in programma mille cose ma poi amo dedicare il giusto tempo ai luoghi che incontro badando a non arrivare mai a destinazione dopo il tramonto, se non nel ritorno a casa; nello scendere a sud devio così per il golfo di Baratti, un incanto nella luce già calda del breve tardo pomeriggio. Ai colori del mare e del cielo si uniscono le chiome dei pini marittimi e le trame dei loro rami. Non salgo a Populonia, ci sono già stato e poi ho un panorama nuovo da vedere. L’app TabUi mi conduce per la complicata viabilità di Piombino e di Salivoli fino alla Panchina Gigante n.150 che domina Cala Moresca da cui assisterò a uno spettacolare tramonto sull’Elba.
Purtroppo la Gattarossa, il chiosco dove potrei timbrare il passaporto che testimonia la visita alla panchina, è chiuso. Sotto la tettoia due anziani si raccontano le loro vicissitudini: chiedo loro “scusate, ma è chiuso perché è domenica o per ferie?”
- L’è Hhiuso perché l’è inverno, Hodesto sa quando c’è bisseness… (ndt business)
“Ah peccato, avevo bisogno di del timbro della panchina…”
- Che ‘ll’è Hodesto timbro?
“E’ un gioco, per ogni panchina che si visita ci si fa mettere il timbro… come una caccia al tesoro”
- e si vince qualHosa?
“no…”
- allora ‘un mi garba…
Il signor Nedo è un bel personaggio, dei due amici è lui che tiene banco, mi racconta di quando a Napoli, mentre era là militare a fine anni ‘50 gli dissero che San Nedo non esiste. “A fine anni cinquanta?”
- Oh quant’anni mi dai?
(per me ne avrà una settantina…)
- Ottanta ce n’ho! E lui (rivolto all’amico) più di me!
Dopo un po’ di battute in pieno spirito toscano (- che sei qui in camper? In moto? E te tu non ha freddo?) mi suggerisce di rivolgermi all’associazione che ha sponsorizzato la panchina: ne trovo il canale Facebook e scrivo un messaggio, mi congedo dai due anziani e raggiungo l’hotel appena prenotato via Booking, nella ZTL del centro storico, semplice ma pulitissimo, con garage chiuso per la moto. Cena al Garibaldi Innamorato, che a Piombino per me è un must sin da quando venivo qui per lavoro nei primi anni 2000: qui si mangia il pescato del giorno, non c’è menu ma solo le combinazioni antipasto si/no, quanti assaggi di primo, quanti di secondo; c’è anche un minimale menu di terra per chi non ama il pesce. Nell’antipasto (otto "assaggi", ma per chi non vuole riempirsi troppo sarebbe già un pasto completo) è tutto dal buono al buonissimo tranne il pesce spatola fritto… che è da urlo! La proprietaria mi dice “pensi che fino a dieci anni fa quando lo si pescava, lo si ributtava a mare”. Farò seguire spaghetti alle vongole. La serata si chiude con la passeggiata e il saluto ai gatti della colonia felina del castello.
(continua)
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