Ovvero il piacere di andare in moto. Già, che frase consueta. Eppure la Spagna sembra fatta apposta per far divertire chi ama viaggiare in moto. Non per niente è la quarta volta che ci andiamo.
L'ultima volta andammo in Andalusia, ma dovemmo lasciare indietro alcune città proprio per motivi di tempo: è una regione immensa, e ci sono da fare molte cose, tra città da visitare, paesaggi da attraversare e coste da esplorare. Così torniamo per completare (o meglio per cercare di completare) la nostra conoscenza di questo splendido angolo del pianeta.
Traghetto da Genova a Barcellona, come di consueto. Se dovessimo effettuare questo trasferimento via terra, ci metteremmo molto di più di un giorno. Subito ci imbattiamo in due problemi: cinque ore di ritardo e alluvioni. Mentre sbarchiamo, a Murcia sta avvenendo l'inferno. Telefonini bollenti per guardare le previsioni e cercare di capire dove è meglio mettere le ruote. La scelta cade su Tortosa, 180 km da Barcellona, anche perché a causa del ritardo non possiamo fare tanta strada.
La città non è niente di che, ma c'è almeno una bella cattedrale da visitare.
Il giorno dopo ripartiamo ma si presenta un terzo problema; comincio a non stare tanto bene. Virus intestinale. La tappa successiva, decisa giocando a scacchi con le perturbazioni, è Alarcon. Il paese che immediatamente la precede è Motilla, e ci fermiamo lì. Non c'è proprio niente da vedere, ma la scelta è obbligata. Oltre all'albergo c'è una farmacia. E' una notte di passione, ma per fortuna le medicine funzionano bene e il giorno successivo si riparte, pur con qualche strascico.
Finalmente cominciamo a vedere qualcosa. Nel bel mezzo di una pianura bucolica ci sono queste gole spettacolari e questa cittadina abbarbicata ad uno sperone di roccia: Alarcon.
Vorremmo raggiungere Toledo, ma un po' per la distanza, un po' per la pioggia, decidiamo di effettuare un'altra fermata intermedia: Ciudad Real. Cittadina moderna, persino carina, ma niente di più. Riesco finalmente a ingurgitare una patata bollita.
Al mattino successivo sto accettabilmente bene e non ci sono più nuvole. E via, corriamo a Toledo. Se non hai visitato Toledo non hai visitato la Spagna. O almeno dicono così i suoi abitanti. Vabbè, è comunque un visita magnifica.
La cattedrale non ha nulla a che invidiare a quella di Siviglia; anzi, la sua pinacoteca presenta opere di prestigio assoluto come Caravaggio, Raffaello, Van Dyck. Ma tutta la città, fra chiese, sinagoghe, palazzi e centro storico, sa immergere il viaggiatore in una atmosfera tutta particolare. Molti direbbero 'una atmosfera magica', ma preferisco scappare dalla retorica.
Siamo ancora in Castiglia, ma c'è un'altra regione della Spagna che non abbiamo ancora mai toccato: l'Extremadura, che fa' un po' da cuscinetto col Portogallo. Prima di tuffarci in Andalusia, quindi, facciamo una digressione in questa regione, descritta con passione da E. Hemingway in Per chi suona la campana.
Passiamo da Guadalupe, famosa per il suo monastero, e atterriamo a Mérida, una città così ricca di resti Romani da poterla definire una “piccola Roma”. Ma durante questo trasferimento ci piomba addosso il quarto problema di questo tormentato viaggio: virus intestinale anche per Madzillina. Cerchiamo di metterla a ridere (senza riuscirci) dicendo che almeno le medicine le abbiamo già. Sarà l'unica città dove ci fermeremo per due notti, e che riusciremo a visitare, grazie all'assunzione immediata dei farmaci necessari.
In Spagna, particolarmente nella parte centromeridionale, si mangia bene, ma qui a Mérida, proprio mentre Madillina ha ancora problemi a ingurgitare cibo, scopro un piatto che in Italia proprio non esiste: le orecchie di maiale. Vietatissime per via del colesterolo, ma per una volta faccio un'eccezione. Che mi riempirà di gioia e della quale serberò un ricordo struggente. Se andate in Spagna e potete farlo, provatele.
Andalusia, arriviamo! Il trasferimento da Mérida a Cordoba prevede una quarantina di chilometri in superstrada e centoottanta chilometri in statale. Cosa da mettersi le mani nei capelli, in Italia. Ma qui è una gioia. Quei 180 km volano sotto le ruote; per bellezza del paesaggio e per il tachimetro che raramente scende sotto i 100 kmh. I paesi, già molto distanziati fra loro, non si devono attraversare, ci sono quasi sempre uscite apposite. Il che permette di tenere medie elevate senza correre.
Ci sarebbe il limite a 90 ma di autovelox, in tutto il viaggio, ne ho incontrato solo uno, proprio alle porte di Cordoba, in un punto effettivamente pericoloso. Pattuglie della polizia ne ho viste poche, ma sempre nelle rotonde, dove per forza si và piano. Quasi nessuno se ne approfitta; andare a 100-105 di tachimetro è la regola; d'altronde su queste strade così belle e larghe non è assolutamente pericoloso. Quando parlo di “piacere di andare in moto”...
... segue...
L'ultima volta andammo in Andalusia, ma dovemmo lasciare indietro alcune città proprio per motivi di tempo: è una regione immensa, e ci sono da fare molte cose, tra città da visitare, paesaggi da attraversare e coste da esplorare. Così torniamo per completare (o meglio per cercare di completare) la nostra conoscenza di questo splendido angolo del pianeta.
Traghetto da Genova a Barcellona, come di consueto. Se dovessimo effettuare questo trasferimento via terra, ci metteremmo molto di più di un giorno. Subito ci imbattiamo in due problemi: cinque ore di ritardo e alluvioni. Mentre sbarchiamo, a Murcia sta avvenendo l'inferno. Telefonini bollenti per guardare le previsioni e cercare di capire dove è meglio mettere le ruote. La scelta cade su Tortosa, 180 km da Barcellona, anche perché a causa del ritardo non possiamo fare tanta strada.
La città non è niente di che, ma c'è almeno una bella cattedrale da visitare.
Il giorno dopo ripartiamo ma si presenta un terzo problema; comincio a non stare tanto bene. Virus intestinale. La tappa successiva, decisa giocando a scacchi con le perturbazioni, è Alarcon. Il paese che immediatamente la precede è Motilla, e ci fermiamo lì. Non c'è proprio niente da vedere, ma la scelta è obbligata. Oltre all'albergo c'è una farmacia. E' una notte di passione, ma per fortuna le medicine funzionano bene e il giorno successivo si riparte, pur con qualche strascico.
Finalmente cominciamo a vedere qualcosa. Nel bel mezzo di una pianura bucolica ci sono queste gole spettacolari e questa cittadina abbarbicata ad uno sperone di roccia: Alarcon.
Vorremmo raggiungere Toledo, ma un po' per la distanza, un po' per la pioggia, decidiamo di effettuare un'altra fermata intermedia: Ciudad Real. Cittadina moderna, persino carina, ma niente di più. Riesco finalmente a ingurgitare una patata bollita.
Al mattino successivo sto accettabilmente bene e non ci sono più nuvole. E via, corriamo a Toledo. Se non hai visitato Toledo non hai visitato la Spagna. O almeno dicono così i suoi abitanti. Vabbè, è comunque un visita magnifica.
La cattedrale non ha nulla a che invidiare a quella di Siviglia; anzi, la sua pinacoteca presenta opere di prestigio assoluto come Caravaggio, Raffaello, Van Dyck. Ma tutta la città, fra chiese, sinagoghe, palazzi e centro storico, sa immergere il viaggiatore in una atmosfera tutta particolare. Molti direbbero 'una atmosfera magica', ma preferisco scappare dalla retorica.
Siamo ancora in Castiglia, ma c'è un'altra regione della Spagna che non abbiamo ancora mai toccato: l'Extremadura, che fa' un po' da cuscinetto col Portogallo. Prima di tuffarci in Andalusia, quindi, facciamo una digressione in questa regione, descritta con passione da E. Hemingway in Per chi suona la campana.
Passiamo da Guadalupe, famosa per il suo monastero, e atterriamo a Mérida, una città così ricca di resti Romani da poterla definire una “piccola Roma”. Ma durante questo trasferimento ci piomba addosso il quarto problema di questo tormentato viaggio: virus intestinale anche per Madzillina. Cerchiamo di metterla a ridere (senza riuscirci) dicendo che almeno le medicine le abbiamo già. Sarà l'unica città dove ci fermeremo per due notti, e che riusciremo a visitare, grazie all'assunzione immediata dei farmaci necessari.
In Spagna, particolarmente nella parte centromeridionale, si mangia bene, ma qui a Mérida, proprio mentre Madillina ha ancora problemi a ingurgitare cibo, scopro un piatto che in Italia proprio non esiste: le orecchie di maiale. Vietatissime per via del colesterolo, ma per una volta faccio un'eccezione. Che mi riempirà di gioia e della quale serberò un ricordo struggente. Se andate in Spagna e potete farlo, provatele.
Andalusia, arriviamo! Il trasferimento da Mérida a Cordoba prevede una quarantina di chilometri in superstrada e centoottanta chilometri in statale. Cosa da mettersi le mani nei capelli, in Italia. Ma qui è una gioia. Quei 180 km volano sotto le ruote; per bellezza del paesaggio e per il tachimetro che raramente scende sotto i 100 kmh. I paesi, già molto distanziati fra loro, non si devono attraversare, ci sono quasi sempre uscite apposite. Il che permette di tenere medie elevate senza correre.
Ci sarebbe il limite a 90 ma di autovelox, in tutto il viaggio, ne ho incontrato solo uno, proprio alle porte di Cordoba, in un punto effettivamente pericoloso. Pattuglie della polizia ne ho viste poche, ma sempre nelle rotonde, dove per forza si và piano. Quasi nessuno se ne approfitta; andare a 100-105 di tachimetro è la regola; d'altronde su queste strade così belle e larghe non è assolutamente pericoloso. Quando parlo di “piacere di andare in moto”...
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