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Weekend quanto mai vario, inizia venerdì pomeriggio alle 16 con la mia partecipazione volontaria a un focus group dell'Università degli Studi sulla fruizione dei Social Media,:mi sono divertito, io e gli altri partecipanti saremo invitati anche all'incontro di presentazione dei risultati.
Alle 19 la moto è stivata e parto per Tremezzo, la nuova "casa del cuore": passerò lì il sabato fino al tardo pomeriggio riuscendo anche a fare un bagno nel lago.
Alle 17 di sabato parto, destinazione Saone (TN) perchè un mio amico che tra le mille cose organizza anche passeggiate di nordic walking mi ha anticipato "domenica mattina vado col mio gruppo a visitare Forte Corno, se non raggiungiamo i 5 partecipanti andiamo noi due in un posto fico, se il clima però non è adatto facciamo un giro in moto".
Google Maps è stato ottimista sui tempi, non sa cosa possono causare un camper o un ciclomotore a quattro ruote sulla Regina (SS340 dir): comunque attraverso la Valtellina e l'Aprica (dove non incontrerò un'amica di piscina perchè è in escursione in Val Camonica e tornerà tardi) arrivo verso le 19.15 a Edolo dove avviso l'hotel che non arriverò prima delle 21.30, devo fare ancora 100 km tra Tonale, val di Sole, Campo Carlo Magno e val Rendena, anche perchè mi fermo mezz'ora per la mia nuovissima mania: le Panchine Giganti.
A dire il vero avevo iniziato a interessarmi alle Panchine Giganti qualche anno fa, quando esse erano tutte e cinquanta nelle Langhe e aveva in me preso corpo l'idea di visitarle: mai fatto. Adesso le Panchine sono circa 170, la maggior parte in Piemonte ma anche in Lombardia, Liguria, Emilia e qualcuna qui e là, una perfino in Scozia. Trovo l'agriturismo dove vendono il "passaporto" dove collezionare i timbri e poi vado a godermi la vista di Edolo dalla Panchina Rossa. A pochi km ci sarebbe anche quella di Incudine ma occorre percorrere a piedi 1,6 km a piedi su sentiero tra andata e ritorno, farei troppo tardi.
Volo su per il Tonale praticamente deserto (sono le 20.30 quando passo), poi giù per la Val di Sole e bivio per Madonna di Campiglio, inizia a imbrunire. Alle 21.45 sono in hotel, mi hanno tenuto un tavolo al ristorante: la cucina chiude alle 21 ma la pizza la fanno fino alle 22, ottima e gustosa. Per inciso, l'hotel è il "Dolomiti" di Saone, frazione di Tione di Trento: ha una stella, ne merita tre ma come amichevolezza è da cinque, uno staff tutto al femminile delizioso.
Il mio amico Johnny (non è un nick, è proprio battezzato così) mi raggiunge per un drink e per accordarci su domani: il trekking al forte non si fa, se il tempo è bello mi porta a Monte Casale se no faremo un giro in moto a seconda del meteo della mattina. CI salutiamo e vado in camera: è un po' calda ma apro le finestre del balcone e dormo coperto con i 20° del mondo esterno.
La mattina alle 7 via whatsapp arriva il responso: non val la pena andare a Monte Casale, il cielo è velato e non si vedrebbe nulla del bellissimo panorama: ci vediamo alle 8.30 per il moto tour, e così partiamo, Johnny sulla sua Ninja 600 blu. Puntiamo su Trento sostando al Dos Trento, fortificazione austriaca, e saliamo al Monte Bondone per la fantastica strada tutta a tornanti, sito di gare di velocità in salita, sostando quindi per il caffè al Rifugio Viote, poi una breve fermata a un punto di lancio di parapendii dove si vedono i laghi di Toblino e Santa Massenza. Scendiamo percorrendo le Marocche di Drò (le amo alla follia) e il lago di Cavedine, quindi lago di Molveno e rientro alle 14 per il pranzo con la figlia di Johnny nel ristorante dove lavora l'altra figlia.
Mentre pranziamo sotto l'alto portico si aprono le cateratte del cielo, potrò ripartire solo alle 17 quando il cielo si apre: l'idea di infilare qualche altra panchina nella zona tra Salò e Brescia sfuma contro l'orologio. Poco prima di Ponte Caffaro inizia la coda di auto e camper e indosso la tuta antiacqua perchè inizia a sgocciolare. La coda prosegue fin a Idro perchè lì sta grandinando e le auto si fermano ovunque possono a cercare riparo. A Lavenone non è più possibile andare avanti, cadono chicchi grandi come noci: mi riparo sotto un cancello ornato da una tettoia insieme a una coppia che girava in moto in jeans e maglietta, sono zuppi fino al midollo.
Dalla casa due voci ci chiamano, il cancello si apre, ci invitano a ripararci sotto il portico: i due Buoni Samaritani sono Alessandra e Bruno, sposi di mezza età, ci offrono il caffè e dei vestiti asciutti per i due sventurati nell'attesa che la grandinata smetta. Ci fossero più persone così, il mondo sarebbe un gran bel posto...
Riparto dopo un caldo ringraziamento giù per la Val Sabbia fino a Brescia dove posso togliermi la tuta antiacqua salvo rimetterla a Rovato perchè il cielo minaccia intemperanze, ma è tutto fumo e niente arrosto, alle 21 sarò in box, stanco ma soddisfatto.
Weekend quanto mai vario, inizia venerdì pomeriggio alle 16 con la mia partecipazione volontaria a un focus group dell'Università degli Studi sulla fruizione dei Social Media,:mi sono divertito, io e gli altri partecipanti saremo invitati anche all'incontro di presentazione dei risultati.
Alle 19 la moto è stivata e parto per Tremezzo, la nuova "casa del cuore": passerò lì il sabato fino al tardo pomeriggio riuscendo anche a fare un bagno nel lago.
Alle 17 di sabato parto, destinazione Saone (TN) perchè un mio amico che tra le mille cose organizza anche passeggiate di nordic walking mi ha anticipato "domenica mattina vado col mio gruppo a visitare Forte Corno, se non raggiungiamo i 5 partecipanti andiamo noi due in un posto fico, se il clima però non è adatto facciamo un giro in moto".
Google Maps è stato ottimista sui tempi, non sa cosa possono causare un camper o un ciclomotore a quattro ruote sulla Regina (SS340 dir): comunque attraverso la Valtellina e l'Aprica (dove non incontrerò un'amica di piscina perchè è in escursione in Val Camonica e tornerà tardi) arrivo verso le 19.15 a Edolo dove avviso l'hotel che non arriverò prima delle 21.30, devo fare ancora 100 km tra Tonale, val di Sole, Campo Carlo Magno e val Rendena, anche perchè mi fermo mezz'ora per la mia nuovissima mania: le Panchine Giganti.
A dire il vero avevo iniziato a interessarmi alle Panchine Giganti qualche anno fa, quando esse erano tutte e cinquanta nelle Langhe e aveva in me preso corpo l'idea di visitarle: mai fatto. Adesso le Panchine sono circa 170, la maggior parte in Piemonte ma anche in Lombardia, Liguria, Emilia e qualcuna qui e là, una perfino in Scozia. Trovo l'agriturismo dove vendono il "passaporto" dove collezionare i timbri e poi vado a godermi la vista di Edolo dalla Panchina Rossa. A pochi km ci sarebbe anche quella di Incudine ma occorre percorrere a piedi 1,6 km a piedi su sentiero tra andata e ritorno, farei troppo tardi.
Volo su per il Tonale praticamente deserto (sono le 20.30 quando passo), poi giù per la Val di Sole e bivio per Madonna di Campiglio, inizia a imbrunire. Alle 21.45 sono in hotel, mi hanno tenuto un tavolo al ristorante: la cucina chiude alle 21 ma la pizza la fanno fino alle 22, ottima e gustosa. Per inciso, l'hotel è il "Dolomiti" di Saone, frazione di Tione di Trento: ha una stella, ne merita tre ma come amichevolezza è da cinque, uno staff tutto al femminile delizioso.
Il mio amico Johnny (non è un nick, è proprio battezzato così) mi raggiunge per un drink e per accordarci su domani: il trekking al forte non si fa, se il tempo è bello mi porta a Monte Casale se no faremo un giro in moto a seconda del meteo della mattina. CI salutiamo e vado in camera: è un po' calda ma apro le finestre del balcone e dormo coperto con i 20° del mondo esterno.
La mattina alle 7 via whatsapp arriva il responso: non val la pena andare a Monte Casale, il cielo è velato e non si vedrebbe nulla del bellissimo panorama: ci vediamo alle 8.30 per il moto tour, e così partiamo, Johnny sulla sua Ninja 600 blu. Puntiamo su Trento sostando al Dos Trento, fortificazione austriaca, e saliamo al Monte Bondone per la fantastica strada tutta a tornanti, sito di gare di velocità in salita, sostando quindi per il caffè al Rifugio Viote, poi una breve fermata a un punto di lancio di parapendii dove si vedono i laghi di Toblino e Santa Massenza. Scendiamo percorrendo le Marocche di Drò (le amo alla follia) e il lago di Cavedine, quindi lago di Molveno e rientro alle 14 per il pranzo con la figlia di Johnny nel ristorante dove lavora l'altra figlia.
Mentre pranziamo sotto l'alto portico si aprono le cateratte del cielo, potrò ripartire solo alle 17 quando il cielo si apre: l'idea di infilare qualche altra panchina nella zona tra Salò e Brescia sfuma contro l'orologio. Poco prima di Ponte Caffaro inizia la coda di auto e camper e indosso la tuta antiacqua perchè inizia a sgocciolare. La coda prosegue fin a Idro perchè lì sta grandinando e le auto si fermano ovunque possono a cercare riparo. A Lavenone non è più possibile andare avanti, cadono chicchi grandi come noci: mi riparo sotto un cancello ornato da una tettoia insieme a una coppia che girava in moto in jeans e maglietta, sono zuppi fino al midollo.
Dalla casa due voci ci chiamano, il cancello si apre, ci invitano a ripararci sotto il portico: i due Buoni Samaritani sono Alessandra e Bruno, sposi di mezza età, ci offrono il caffè e dei vestiti asciutti per i due sventurati nell'attesa che la grandinata smetta. Ci fossero più persone così, il mondo sarebbe un gran bel posto...
Riparto dopo un caldo ringraziamento giù per la Val Sabbia fino a Brescia dove posso togliermi la tuta antiacqua salvo rimetterla a Rovato perchè il cielo minaccia intemperanze, ma è tutto fumo e niente arrosto, alle 21 sarò in box, stanco ma soddisfatto.
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