Cosa fa il bravo mototurista il sabato mattina alle 7 con 25 gradi all’ombra dopo aver bagnato ortensie e fiori, sfamato la gatta, con il resto della famiglia in giro per l’italia e con un unico dubbio da risolvere?
Ovvero decidere dove andare?
ma è presto detto e altrettanto fatto. Il tempo della bardatura e si va per montagne o meglio il Sancta Santorum delle due ruote. Almeno per me.
Sfila via il lago di Barcis ed il Cellina accompagna la salita che porta al primo passo della giornata, il S.Osvaldo. Vajont e un nome che dice tutto. Ci si passa più volte durante l’anno eppure...
Da Longarone ci si intrufola in val di Zoldo e dopo una bella arrampicata eccoci al cospetto del Pelmo. Per me la montagna più bella delle Dolomiti. Lo spettacolo migliore si gode al tramonto scendendo verso lo Staulanza e non salendo al Giau come mi appropinquo a fare. Ma oggi va così.
E’ un giro random nessuna puntigliosa pianificazione ma solo l’esigenza di soddisfare una voglia di Dolomitiche mancano da un paio di anni. Il tempo di un caffè sotto il Nuvolau e poi giù verso Pocol per la rapida e altrettanto suggestiva salita al Falzarego.
Nel tripudio di grigio asfalto verde boschi e azzurro cielo lo sciame di moto che si incrocia e’ popolato da due esemplari: GS e AT. Il resto è contorno.
Lassu sotto al Lagazuoi il dubbio:da che parto scendo per salire? Arabba e poi vedremo o Lavilla e Corvara?
E qui mi viene in soccorso Lui, il Signore delle Dolomiti, il mitico Aquila Solitaria, il grande Franco che tra mille e mille spunti di giri mi ricorda un passaggio allo Stalle.
Per cui giù verso il Valparola e poi direzione Brunico. Verrebbe voglia di svagare per il passo delle Erbe e poi Ortisei e poi basta. Ritorno all’obiettivo.
Passo Furcia per avvicinarsi ad Inniken e svoltare a sinistra per Anterselva, sfiorando Il lago per bloccarsi in attesa del verde e poi su, ai duemila metri del passo Stalle lungo questa pista di biliardo che si snoda in salita attraverso un panorama da favola.
Al passo spuntino con birra in terrazza. Goduria allo stato puro.
Giu’ planando in questa lunga discesa che porta a Lienz per indirizzarsi al PlockenPass e scollinare per il rientro nella madre Patria scendendo nei tornantini in galleria del Monte Croce Carnico.
Poi e’ strada di casa in un abbraccio soffocante di aria calda.
11 ore e 452 chilometri.
Cosa volere di più?
Ovvero decidere dove andare?
ma è presto detto e altrettanto fatto. Il tempo della bardatura e si va per montagne o meglio il Sancta Santorum delle due ruote. Almeno per me.
Sfila via il lago di Barcis ed il Cellina accompagna la salita che porta al primo passo della giornata, il S.Osvaldo. Vajont e un nome che dice tutto. Ci si passa più volte durante l’anno eppure...
Da Longarone ci si intrufola in val di Zoldo e dopo una bella arrampicata eccoci al cospetto del Pelmo. Per me la montagna più bella delle Dolomiti. Lo spettacolo migliore si gode al tramonto scendendo verso lo Staulanza e non salendo al Giau come mi appropinquo a fare. Ma oggi va così.
E’ un giro random nessuna puntigliosa pianificazione ma solo l’esigenza di soddisfare una voglia di Dolomitiche mancano da un paio di anni. Il tempo di un caffè sotto il Nuvolau e poi giù verso Pocol per la rapida e altrettanto suggestiva salita al Falzarego.
Nel tripudio di grigio asfalto verde boschi e azzurro cielo lo sciame di moto che si incrocia e’ popolato da due esemplari: GS e AT. Il resto è contorno.
Lassu sotto al Lagazuoi il dubbio:da che parto scendo per salire? Arabba e poi vedremo o Lavilla e Corvara?
E qui mi viene in soccorso Lui, il Signore delle Dolomiti, il mitico Aquila Solitaria, il grande Franco che tra mille e mille spunti di giri mi ricorda un passaggio allo Stalle.
Per cui giù verso il Valparola e poi direzione Brunico. Verrebbe voglia di svagare per il passo delle Erbe e poi Ortisei e poi basta. Ritorno all’obiettivo.
Passo Furcia per avvicinarsi ad Inniken e svoltare a sinistra per Anterselva, sfiorando Il lago per bloccarsi in attesa del verde e poi su, ai duemila metri del passo Stalle lungo questa pista di biliardo che si snoda in salita attraverso un panorama da favola.
Al passo spuntino con birra in terrazza. Goduria allo stato puro.
Giu’ planando in questa lunga discesa che porta a Lienz per indirizzarsi al PlockenPass e scollinare per il rientro nella madre Patria scendendo nei tornantini in galleria del Monte Croce Carnico.
Poi e’ strada di casa in un abbraccio soffocante di aria calda.
11 ore e 452 chilometri.
Cosa volere di più?
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