annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Turchia da ovest a est

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • Turchia da ovest a est

    Ciao a tutti ecco il nostro giro di queste estate. Voglio condividerlo perchè da sempre i report altrui mi sono serviti per trovare spunto e raccogliere informazione utili per organizzare al meglio i nostri viaggi. Spero che questo report faccio lo stesso per chi vorrà in futuro andare in Turchia!
    N.b. Scusate gli errori... ce ne saranno mille sicuro!





    Sabato 3 agosto 2013
    Tappa 1: Ancona - Igoumenitsa
    km 300


    Dopo tanta attesa ci siamo, le ferie sono arrivate! Le scorse settimane sono state pesanti al lavoro e siamo arrivati piuttosto stanchi fisicamente e psicologicamente, quest'anno si è aggiunto anche il pensiero di dover sistemare Rudy in pensione x la prima volta. Non mi piace affatto l'idea ma non posso fare altrimenti.
    Ho preso tutto??? Assicurazioni varie…medicinali…e quante cose inutili avrò preso??? Le solite domande pre-partenza, che stress!
    Partiamo verso le 9.30 da Carpi, il traghetto ci aspetta ad Ancona e salperà alle 14 in direzione Igoumeniza, Grecia.
    Neanche a dirlo colonna di macchine già da Campogalliano…facciamo quasi tutto il viaggio zizzagando tra colonna e corsia d'emergenza, l'unico modo x arrivare in tempo! In fondo questo fa parte dei vantaggi del viaggiare in moto!
    Il viaggio in nave procede bene se non consideriamo l'aria condizionata fastidiosamente alta e la notte passata a dormire su una poltrona..d'altra parte per risparmiare si fa questo ed altro! Arriviamo ad Igoumenitza alle 9 circa di domenica.
    Una foto alla nave e vía che si parte verso Istanbul, abbiamo tanti km davanti!




    Domenica 4 agosto
    Tappa 2: Igoumenitsa - Instambul
    Km. 906


    In viaggio verso Istanbul
    Dopo 17 ore di nave e 12 di moto, sotto il caldo cocente dei 40 gradi pomeridiani e l'ora e mezza persa inutilmente alla frontiera salutiamo la Grecia e arriviamo in Turchia e ad Istanbul verso le 21. Ci basta poco x capire l'imponenza di questa città che ci accoglie ormai già all'imbrunire. Le luci dei grattacieli e il caos di macchine che frecciano sulle larghe strade ci circondano per parecchi km e poi eccolo, lo stretto del Bosforo che tanto avevamo osservato sulla cartina adesso è li davanti ai ns occhi! Affascinante. Dobbiamo cercare un hotel, è tardi, questa città sembra infinita. Ci fermiamo un attimo x capire dove poter andare e neppure il tempo di aprire la cartina che un ragazzo molto gentile interrompe la sua cena con amici per venire ad aiutarci ( la guida aveva ragione! ) Ci parla in Inglese e chiede dove vogliamo andare, Simo indica sulla cartina la parte antica di Sultanamet vicino alla Moschea Blu e a Santa Sophia che vorremmo visitare, in qualche modo capiamo il suo inglese e segiuamo le indicazioni e poco dopo arriviamo a destinazione! Gli hotel non mancano, ce n'è x tutti i gusti e tasche. Dopo qualche valutazione ci fermiamo al Raymond Hotel (60 euro/notte), parcheggiamo la moto davanti all'ingresso dove due ragazzi gentili ci accolgono con un gran sorriso e ci portano vs la ns prima stanza Turca. La camera è piccola ma ha tutto ciò che serve x le due notti che passeremo qua.
    Primo giretto serale a cercare qualcosa di commestibile x il ns stomaco affamato e anche in questo caso la scelta è ampia. Ci piace l idea di cenare in questi tipici locali con tavolini all'aperto che fanno a gara x accalappiarti!
    Un insalata e un hamburger al Sultan Restaurant, una passeggiata veloce per il quartiere e torniamo in hotel, sono in maglietta e jeans ma ho un po freddo…strano! Finalmente un letto comodo che ci aspetta dopo tanti km!

    Note: esattamente come in Norvegia si brucia la lampadina anabbagliante, prontamente cambiata durante la pausa pranzo sul mare in Grecia. Speriamo che sia altri "problemi" alla moto.
    L'autostrada n°2 che attraversa da ovest a est tutta la Grecia è manto stradale perfetto senza traffico con pedaggi ridicoli rispetto all'Italia: alla faccia!
    Attraversata la nostra prima frontiera extracomunitaria in moto e incredibilmente il difficile non è stato entrare in Turchia, ma uscire dalla Grecia. Turchi residenti in Germania e Francia che rientravano per le ferie a borde di lussuose macchine venivano bloccati alla frontiera greca per un motivo ancora a me oscuro







    Ultima modifica di Vastomediale; 27-09-13, 20:17.

  • #2
    continua...

    Lunedi 5 agosto
    Km. 0
    Istanbul


    Un giorno non basta!
    Ci dicono che il lunedì Santa Sofia è chiusa ( la ns solita fortuna! ) così ci soffermiamo a visitare la Moschea Blu e il chiassoso centro di Sultamanet ricco di moschee ed edifici storici…per poi finire inghiottiti dal caos del Gran Bazaar dove facciamo anche qualche acquisto dopo una lunga contrattazione! Un bel paio di orecchini x me, un cappello di paglia che potrebbe tornarmi utile x affrontare il caldo dell'entroterra turca e una maglietta ricordo x Simo! Pranziamo con un kebab in un localino tipico con terrazze e tavolini in strada a Eminonu, qualche foto al corno d'oro sul ponte di Galata e poi ci concediamo un bel giro in battello per ammirare da vicino lo stretto sul Bosforo e cominciare ad abituarci ai volti, agli odori e al chiasso di questo paese! Sul molo preparano a bordo di imbarcazioni dei panini con il pesce, balik ekmek, tipici di Istanbul ma che noi decidiamo di non sentire, è tardi e la puzza di pesce ci stona.
    Alla sera ceniamo in un buon ristorante vicino all'hotel anche se la guida sconsiglia la zona. Un branzino, dei gamberetti in un pasticcio di formaggio e funghi e dei calamari fritti in compania di un micio randagio che ha apprezzato un po' il nostro pesce: tutto al prezzo di 16 euro!











    Commenta


    • #3
      continua...

      Martedi 6 agosto
      GIORNO 4 :stanbul - Amasya
      Km. 760


      Dall'Europa all'Asia
      Salutiamo Istanbul di prima mattina e verso le 8.30, dopo una ricca e ottima colazione consumata su un tavolo praticamente in strada come usa qua, siamo già in sella in direzione Amasya, abbiamo davanti 760 km. Troviamo facilmente le indicazioni per il ponte sul Bosforo e finalmente passiamo dall'Europa all'Asia e dalla Tracia all'Anatolia! Affrontiamo per la prima volta l'autostrada, senza pagare perché non troviamo la carta prepagata HGS, nei caselli non ci sono sbarre ma solo fotocamere e allarmi…decidiamo di rischiare e di scoprire poi se arriverà la multa! L'autostrada ci annoia non poco, dopo 250 Km finisce ma al termine dell'autostrada sbagliamo lo svincolo e allunghiamo di 60 Km! La strada (E80) è molto scorrevole. Ci fermiamo a far benzina e avvistiamo due bellissimi cuccioli randagi ( purtroppo ce ne sono tanti! ). Una carezza ai due giocherelloni ( uno dei due purtroppo ha un occhietto piuttosto malato ) e con la voglia di portarli con noi li salutiamo e si riparte.
      Il clima è mite anche grazie alle montagne che attraversiamo. Arriviamo in tardo pomeriggio ad Amasya una fiabesca cittadina costruita sulle sponde di un fiume a nord del quale sorgono file di case ottomane che al calar del sole si illuminano dal verde all'azzurro al rosso creando un effetto davvero straordinario. Al di sopra delle case sono scavate imponenti tombe
      nella parete di roccia. Dopo una breve perlustrazione ci fermiamo all'economico Confort Palace Hotel sulla chiassosa strada a sud del fiume ( 60 lt = 23 euro ). La camera e il personale non sono per nulla accoglienti ma a queste cifre non possiamo pretendere granché! Posiamo i bagagli e facciamo una passeggiata lungo il fiume e scattiamo qualche foto al panorama che merita. Dopo una tribolata doccia nel bagno alquanto sgangherato decidiamo di seguire il consiglio della guida e ceniamo allo Strabon Restaurant con terrazza sul fiume. L'ambiente si presenta subito bene, molto caratteristico, ma il servizio e le stranezze del "cameriere moviola" ci fanno ridere e ci lasciano perplessi. Con delusione, dopo varie richieste ( che fatica spiegarsi se nessuno parla inglese! ) ordiniamo le uniche 2 portate rimaste dal ricco menu e nel frattempo veniamo "innaffiati" dall'acqua che scorre giù dalle scale vs i ns piedi grazie alla signora che dal piano sopra, senza tanti problemi, fa straboccare dai vasi delle piante. Finiamo abbastanza velocemente la ns cena e fatichiamo anche a trovare la carta giusta per pagare. La guida questa volta ha consigliato male! Giretto in notturna tra le luci suggestive delle case ottomane e per le vie di Amasya dove, tra gli sguardi incuriositi della gente non abituata a vedere stranieri, mi compro in una sorta di mercatino un paio di calze più pesanti x le prox tappe di montagna. Notiamo anche una piccola folla davanti alla vetrina di un negozio di elettrodomestici chiuso che guarda sullo schermo di una delle tv in vendita una partita di calcio gustandosi il classico Chay ( the Turco ) occupando quasi tutta la larghezza della strada. Questa cosa ci fa sorridere non poco. Torniamo all'hotel e la mattina dopo ripartiamo senza la colazione promessa. Alla recepiton non c'era più il signore del giorno prima ma un altro che ci accoglie sdraiato sul divano…probabilmente abbiamo interrotto il suo sonno!











      Commenta


      • #4
        Mercoledi 7 agosto
        Giorno5: Amasya - Ezurum
        Km. 545


        Verso est...
        Partiamo di prima mattina questa volta senza colazione in direzione Eruzum per Km. 545.
        Entriamo finalmente nel cuore dell'Anatolia, posti tutt'ora poco frequentati dal turismo internazionale e paesaggi ignorati dalle comitive. La strada comincia a salire e in alcuni punti tocca i 2000 mt e il paesaggio è un continuo susseguirsi di aride montagne e gialli altopiani interrotti da lunghe strisce verdi ricche di vegetazione grazie alla presenza di un corso d'acqua che ci accompagna per diversi km. Un villaggio dopo l'altro e nessun altro turista…ci rendiamo presto conto di essere gli unici europei tanto da attirare spesso gli sguardi curiosi della gente su di noi e sulla ns moto. Nelle aree di sosta notiamo che al parcheggio c'è sempre un addetto a lavare macchine/pullman o qualunque mezzo sosti. Capiamo presto che è un servizio gratuito che fanno in tutti gli autogrill. Cominciamo a gustarci i primi toast quasi sempre farciti solo con formaggio e il classico chay servito in tipici bicchierini di vetro. Arriviamo ad Ezurum e veniamo subito inghiottiti dal traffico senza regole dove i clacson sono gli unici mezzi usati x aprirsi un varco e farsi strada. Ci fermiamo davanti ad un hotel consigliato dalla guida che ci spara un prezzo troppo alto, proviamo a contrattare ma questa volta nulla da fare così ci spostiamo di qualche metro lungo la stessa via e ne troviamo un altro alla ns portata. Il … hotel ci accetta alla modica cifra di 50 lt con colazione ( contro i 150 dell altro sicuramente più bello ma decisamente più turistico! ). Ovviamente non si parla inglese ma con carta, penna, calcolatrice e frasario turco della ns guida riusciamo a comunicare! Il contratto del prezzo è diventata ormai una missione anche se in certi casi ci rendiamo conto che ci facciamo compatire x pochi euro…ma in lt sembrano molto di più! La stanza è piccola e la porta del bagno fatica a chiudersi quando si è seduti sul wc… x non parlare degli arredi anni 60 e la moquette ovunque ma la gentilezza dei due signori in recepiton ( probabilmente padre e figlio ) e la cifra spesa ci fanno apprezzare cmq il posto. Degustiamo la ns cena in una tavola calda lungo le stradine affollate del centro. Ci accolgono con gentilezza e ci servono velocemente un ottima zuppa rossa ( la tipica corba ) e degli spiedini di carne. Un viavai di camerieri frettolosi che sparecchiano velocemente i tavoli ci fa capire che siamo un po in ritardo rispetto ai loro orari o che forse noi Italiani amiamo prolungare troppo le ns cene a differenza loro. Decidiamo quindi di alzarci e farci un giro per le vie del centro. La maggior parte dei ristoranti e chioschetti di Kebab infatti è già chiusa, in compenso le vetrine dei barbieri pullulano di gente in attesa di un taglio di capelli o di una rasata di barba, molti negozietti di cianfrusaglie compresa una lavanderia sono aperti e le strade sono invase di piccoli tavolini e sgabellini occupati da uomini che chiacchierano e bevono the. Capitiamo nel vero centro della città. Una bellissima moschea al centro della piazza colma di gente che ci guarda come al solito incuriosita. Decidiamo di mescolarci tra la folla e di sederci in uno dei tanti chioschetti che servono the ma Simo fatica a sedersi tanto sono bassi questi tavoli/sgabelli! Per strada notiamo vari signori che si fanno pulire e lucidare le scarpe dagli scarpolini ambulanti











        Commenta


        • #5
          Tappa 6: Giovedì 8 agosto
          Ezurum - Kars
          Km. 360

          Si fa sul serio!

          Oggi entriamo nel vivo del viaggio dopo le lunghe tratte di trasferimento, ci aspettano pochi km e strade secondarie anche sterrate attraverso la scenografica regione montagnosa delle Valli Georgiane chiamate così perché un tempo facevano parte del regno medievale della Georgia come dimostrano numerose chiese e castelli. Da Ezurum percorriamo la strada 950 in direzione Yusufeli che ci porta alla Cattedrale Georgiana di Oskvank dove troviamo un gruppo di bimbi che giocano a calcio ed un anziano signore ci accolgono con allegria e si concedono a qualche foto ricordo. La giornata continua alla ricerca di Castelli arroccati e Chiese in rovina e sostiamo al lago e alle cascate di Tortum, dove gustiamo dopo una lunga attesa un tipico piatto Turco chiamato Melemem. Prima di arrivare però sbagliamo strada e ci addentriamo in una valle, rigorosamente su strada sterrata, e attraversiamo piccoli paesini di montagna. Ultima deviazione x altra Chiesa consigliata dalla guida e sbagliamo ancora strada che ci porta in quota da dove però possiamo ammirare le montagne circostanti e gustarci per un attimo un insolito silenzio e una sensazione di pace totale.
          Giriamo la moto e con difficoltà a causa delle indicazioni poco chiare e per lo più assenti riusciamo a raggiungere la Chiesa di Ishan Kilesi purtroppo chiusa per restauro. Due chiacchiere veloci in inglese con due bambini del paese (che conoscono tre parole: what's your name?, Hello e money, insomma più o meno al nostro livello!) e torniamo di nuovo in sella. Restiamo comunque soddisfatti dell'avventura offroad che ci ha regalato scenari davvero magnifici.
          Si sta facendo tardi e acceleriamo il passo verso Kars, lasciamo così gole e canyon per arrivare su ventosi altopiani verdi. Il paesaggio è quello caratteristico della steppa e la quota raggiunta di 2400 mt s.l.m. fa precipitare la temperatura. Ci vestiamo con la poca roba pesante a disposizione e scendiamo verso Kars dove ormai stanchi ci fermiamo al Gran Ani Hotel ( 4 stelle ). Dopo una lunga contrattazione concludiamo per la cifra di 140 euro x due notti e Simo si sente quasi derubato! La sera ceniamo nell unico Kebabbaro ( i Turco Kebabci ) aperto alle 21 e restiamo pienamente soddisfatti, ottimo piatto di spiedini x me e zuppa e riso per Simo.
          Gli alcolici qua sono difficilmente reperibili. Solo acqua e bibite. Per poter bere una birra dovremo attendere ancora a lungo















          Commenta


          • #6
            Venerdi 9 agosto
            Giorno 7: Rovine di Ani
            Km 160


            Top di gamma!!!!!
            Il Muazzin ci sveglia alle 4 con la sua preghiera…ci metto un po x riprendere sonno e alle 7.30 suona la sveglia. Con calma ci prepariamo e facciamo colazione in compagnia di 3 signori Italiani dall'accento veneto che ci danno qualche dritta sui posti da visitare. Oggi il programma prevede la visita alle rovine di Ani, antica capitale Armena, a 40 km da qua.
            Inutile dire che quello che ci troviamo davanti va ben oltre alle nostre aspettative. Ci perdiamo a fare foto per oltre 3 ore e mezzo. E' stupefacente. Relitti di edifici in pietra alla deriva in un mare di prati ondulati proprio a ridosso del confine Armeno/Turco costituito da un Canyon con un grosso fiume. La sensazione è quella di essere tornati indietro nel tempo.
            Fa caldo ma non c'è tanta gente…o forse è lo spazio ampio e aperto che ci da questa sensazione.
            Salutiamo Ani e le sue rovine e proseguiamo con i consigli delle guida alla ricerca di antiche chiese con nomi assurdi!
            Le indicazioni ci sono ma poi spariscono e ci troviamo costretti come spesso in precedenza a dover chiedere alla gente del posto che non parla inglese e capirsi è davvero dura! Della chiesa neanche l'ombra ma i ns occhi si perdono tra km di stradine sterrate, pascoli e un cielo azzurrissimo! Scattiamo le ultime foto prima che le batterie si muoiano del tutto. Purtroppo non bastano mai!
            Rinunciamo a cercare la Chiesa e decidiamo di tornare vs Kars. Andiamo piano lungo una delle tante stradine di ghiaia in mezzo al nulla. Da lontano vediamo un bambino che corre vs di noi…pensiamo subito che voglia chiederci dei soldi come quelli incrociati ad Ani. Proseguiamo a rilento mentre lui continua a correre verso la strada. Ci fermiamo? Andiamo? Vorrei guardare se ho qualche moneta nel portafogli…poverino si sta facendo dei km per raggiungerci. Ci fermiamo. Non è un bambino come sembrava da lontano, avrà su e giù 12/13 anni. Pantaloni lunghi, un paio di scarpe vecchie e una camicia a m/m a quadretti che scopre braccia magre e scure arse dal sole. Ha quei baffetti tipici da mezzo ometto. Ci guarda serio e incuriosito blaterando parole incomprensibili. Gli facciamo capire che non comprendiamo la sua lingua e gli chiediamo se parla inglese. Dice "Ani" e ci fa segno con la mano x indicarci la direzione. Non vuole soldi, è corso vs di noi per darci indicazioni e sicuramente x vederci più da vicino. In Inglese gli chiediamo come si chiama e ci risponde "Mohamed. Gli stringo la mano e gli dico il mio nome, Simo altrettanto e gli spieghiamo che veniamo dall' Italia, lui ci guarda, guarda la moto e resta immobile li in piedi davanti a noi col suo bastone da pastore e le sue scarpe vecchie. Lo ingraziamo e lo salutiamo con un cenno, lui contraccambia e poi si gira correndo di nuovo vs le sue mucche e la sua terra. Vorrei scattare una foto a Mohammed ma la macchina è scarica e il cell si è bloccato…che rabbia!!!
            Il gesto di quel ragazzino che si fa quella lunga corsa x raggiungerci mi commuove profondamente e mi fa riflettere tanto. Avrei voluto parlare e sapere molto di più di lui. Mi ha fatto tanta tenerezza e come una bambina mi rattristo e piango in silenzio x non aver immortalato quel volto e il ricordo di quel gesto tanto gentile.
            Arriviamo in Hotel, stanchi ma pienamente soddisfatti di questa giornata. Il tempo di una doccia e di preparaci e son già le 21 passate. Anche stasera fa freschino, usciamo con la felpa ma quasi non mi basta.
            Torniamo dal nostro amico al Kebabci per un altra zappetta calda che non ci delude nemmeno stavolta.
            Rientriamo in hotel e salutiamo Kars
















            Commenta


            • #7
              Sabato 10 agosto
              Tappa 8: Kars - Dogubayazit
              Km. 285


              L'appetito vien mangiando
              Percorriamo la strada più veloce verso Dogubayazit che si sviluppa lungo il confine armeno e sotto le pendici del biblico monte Ararat (Agri Dagi , 5137 mt) che x colpa di troppe nuvole non ci mostra la sua bianca cima..un vero peccato! Siamo comunque contenti di essere qua, nel luogo più lontano da casa del nostro tour, il punto più a est. Dopo di noi l'Iran e il mondo arabo, paesi che, fino qualche anno fa, mai e poi mai avremmo preso in considerazione. Invece adesso la voglia di continuare ad andare avanti senza guardarsi indietro è tanta. Ma questa sarà, forse, un'altra storia, perchè da domani il becco della moto sarà puntato verso sud-ovest per la prima volta dopo 8 giorni.
              Prima di arrivare in città avvistiamo un bellissimo nido di cicogna e fotografiamo l'indicazione x l'Iran poi cerchiamo una comoda sistemazione in centro optando per l'hotel Ishak Palace a 70 lt. Anche qua i cani randagi sono tanti e bellissimi e la Moschea è molto vicina (sappiamo già che ci sveglierà nel cuore della notte). Sistemiamo i bagagli e partiamo per la visita imperdibile del Ishak Pasa situato in una magnifica posizione a 6 km a sud est della città su un piccolo altipiano dai fianchi scoscesi al di là delle verdi pianure dell'Anatolia.
              All'uscita del palazzo fortemente restaurato incontriamo per la prima volta una coppia di motociclisti Italiani che notano per primi la ns moto e ci salutano. Ci fermiamo a chiacchierare per una buona mezz'or con Ulisse e Daniela dì Pesaro al loro secondo viaggio in Turchia su Ktm 990 Adv. Salutiamo i ns connazionali dopo essere stati assaliti da un gruppo di turisti turchi che scesi in massa da un pulmino ci fotografano, si fanno fotografare con le nostre moto e ci stringono le mani calorosamente. Una signora, la prima a venirci incontro, mi sorride e mi pizzica le guance in modo insistente! Questa cosa mi fa molto ridere!
              Saliamo al parcheggio superiore x una foto panoramica quando Simo viene invitato da una famiglia turca intenta a fare un classico pic-nic ad unisi a loro x assaggiare il loro pranzo. Ringrazia rifiutando, ma insistono animatamente e chiamano anche me che attendevo sulla moto. Pranziamo con loro sedendoci sul loro tappeto senza scarpe e mangiamo le alette di pollo più buone delle storia! Anche un cesto di ottimo pane e un insalata ricco di peperoni. Cerchiamo di comunicare in qualche modo con loro che continuano a parlarci in turco come se fossimo madrelingua. Sono molto gentili e ci invitano continuamente a mangiare ad oltranza! Ci servono le alette ustionanti direttamente dalla griglia e ci ritroviamo in un attimo unti e bisunti con le dita ustionate…ci scappa da ridere ma sono davvero buone! Riusciamo a capire un po i nomi e l'età dei loro 3 figli (10-8-4) e lei ci chiede se siamo sposati. Simo gli fa segno di no, dicendo "più avanti" e loro ridono e sono anche stupiti del fatto che non abbiamo ancora 6 o 7 figli. Scattiamo due foto, una ce la facciamo fare insieme da un altro turista e ci facciamo scrivere il loro indirizzo su un foglietto x spedirgli la foto, dopo aver capito che "no internet". Ringraziamo queste persone davvero gentili e proseguiamo il ns tour con la pancia un po' troppo piena.
              Rincontriamo sulla strada Ulisse e Daniela raccontandogli del ns pranzo speciale e decidono di seguirci per la visita al presunto sito dell'Arca di Noè. Arrivati dopo una stradina che si inerpica sulle montagne visitiamo il piccolo museo fotografico e storico sugli scavi gestito dal simpatico Signor Hassan che con orgoglio ci mostra un vecchio articolo di giornale che riporta il suo nome. Foto di rito con Hassan e i ns compagni su Ktm e giù dritti alla frontiera iraniana per la visita di un cratere creato dalla caduta di un meteorite. Dei militari chiedono i passaporti al check-point perchè il sito si trova proprio sul confine iraniano, ma non vogliamo rischiare e facciamo finta di non averli. Gentilmente ci lasciano passare comunque scrivendo sul registro Simon e Ulisse. Torniamo vs l hotel dandoci appuntamento x cenare insieme ad Ulisse e Daniela. Cena a base di Pida al formaggio e agnello e chiacchiere su viaggi lontani in moto. Ci convincono ad allungare x Sanliurfa verso il confine Siriano indicandoci un buon hotel e ci scambiamo le mail, salutiamo e andiamo a letto…il ns viaggio continua e domattina la sveglia suonerà presto















              Commenta


              • #8
                Domenica 11 agosto
                Tappa 9: Dogubayatiz - Diyarbakir
                Km. 555


                Sotto questo sole...
                Sfruttiamo il tempo migliore per scattare qualche altra foto alla cima dell'Ararat nei pressi di un villaggio dove 3 bambini ci corrono incontro e salgono sulla moto. Continuiamo vs sud lungo il confine Iraniano per arrivare al Lago di Van dove il clima è molto piacevole e l'acqua è di un azzurro intenso, quasi fluorescente. Superato Tatvan decidiamo di proseguire fino a Diyarbakir dove il clima subisce un cambio repentino e arriva a toccare i 43 gradi. Ci fermiamo lungo la strada per toglierci le giacche, fa tr caldo! Dei bimbi e delle donne intente a fare un picnic ( è sempre ora di mangiare x i Turchi! ) si fermano a salutarci. Scambiamo 2 parole in Inglese con il bimbo più grande ( i bambini sono gli unici a sapere qualche parola ) Notevolmente incuriosito ed affascinato dalla moto Simo gli fa cenno di schiacciare il tasto d'accensione e salutiamo i ns amici così. Siamo in pieno Kurdistan. Il caldo ci obbliga a fare più soste per bere acqua fresca e ne approfittiamo x scattare qualche foto ai caffè che pullulano di uomini intenti a bere Chay e a giocare a black gamon su piccoli tavoli. Quando ci ferimamo l'attenzione è tutta su di noi e sulla moto.
                Lungo la strada passiamo attraverso diversi paesi in uno dei quali è in corso la demolizione di una palazzina in condizioni a dir poco sconcertanti. Una ruspa abbatteva gli ultimi piani pericolanti salendo su una rampa di terra scaricata alla bene meglio da un camion, mentre una folla di gente osservava a distanza ravvicinata e i bambini giocavano li intorno…qua la 626 non sanno proprio cosa sia!!! Ci fermiamo giusto un minuto x osservare a distanza questa scena surreale e veniamo subito circondati da esuberanti bambini! Chiediamo loro i nomi, scattiamo qualche foto e si riparte! Poco più avanti, sulla strada principale, due mucche banchettano in mezzo alla spazzatura sotto gli occhi della gente indifferente, ci guardiamo sconcertati e senza aggiungere altro proseguiamo.
                Arriviamo a Dyarbakir una città di quasi un milione di abitanti e centro del movimento della resistenza curda a partire dagli anni 80. In nessun altra parte della Turchia orientale ci sono persone tanto orgogliose d'essere curde, e non perdono occasione per ricordarlo. Già dalla periferia veniamo inghiottiti dal solito traffico "no rules"! Questa volta ad intimidirci ci sono anche enormi camion puzzolenti, che sputano fumo nero in grandi quantità, e dai quali è bene tenersi alla larga!
                Capiamo di essere in centro quando attraversiamo la grande cerchia di mura in basalto che caratterizza la città antica così ci mettiamo alla ricerca di un hotel aiutati da un ristoratore e tre passanti che corrono in ns soccorso non appena tiriamo fuori la guida. Indichiamo loro il nome e la via dell'hotel ed in breve si innesca un lungo dibattito, con tanto di telefonate varie, da parte dei ns amici turchi. Passiamo 20 min a cercare di capire le loro indicazioni fatte di gesti plateali e parole incomprensibili per poi scoprire che l'hotel in questione si trovava nella via parallela! Dopo tanta fatica optiamo x un altro hotel, il Saray ( 50 lt ) in una via un po meno trafficata. I due giovani ragazzi che ci accolgono non parlano minimamente inglese ma oramai siamo abituati a farci capire lo stesso! La sera ceniamo al Ciber Ockbdei un ristorante "lussuoso" rispetto ai ns canoni. Servono contorni a volontà, ma tutto quello che ordino io guarda a caso è finito ( il solito ****! ). Simo si fa beffa delle mie menate culinarie ed ordina lunghi spiedini super speziati tipici del luogo. Io faccio scorta col pane e l'insalata serviti x contorno ed alla fine provo ad ordinare del pollo "kara biber yok" ( non speziato ) x non far brutta figura ma, neanche a dirlo, il pollo è più speziato e piccante che mai! Impreco in silenzio vs il ristorante "lussuoso" che ci pelerà (20 euro!) x del pane e dell'insalata…mai più!















                Commenta


                • #9
                  Molto sorridente il tuo report ( dalla lampadina ..ai "polli" che si son fatti "spennare" 20 euri ..., senza offesa ... ) . La zona est turca , per la precisione quella vicina alla Georgia , non sapevo ( ignoranza mia ) avesse avuto un passato di quel tipo .
                  Marco
                  ...vado a piedi , ma tornerò in moto ... ciao belli

                  Commenta


                  • #10
                    Lunedi 12 agosto
                    Tappa 10: Diyarbakir - Sanliurfa
                    Km. 190


                    Rotolando verso sud...
                    Ci svegliamo con calma visti i pochi km odierni e a darci il buongiorno c'è un "simpatico" scarafaggio che sbuca da sotto il letto e se ne esce dalla porta come a dire "grazie dell'ospitalità"! Ci mettiamo subito in strada ( la colazione non fa parte del servizio hotel ") e ci rendiamo subito conto che non sarà una tappa piacevole…fa davvero caldo! Questo ci costringerà ad innumerevoli soste alla ricerca di acqua fresca ed ombra. Proviamo a toglierci le giacche da moto ma l'aria e il sole diretti sulla pelle sono ancora più fastidiosi.Sostiamo in uno dei tanti autogrill lungo la strada x far benzina e riposarci e tre simpatici signori, intenti a chiacchierare, ci fanno accomodare portandoci delle sedie e, neanche a dirlo, ci offrono il tipico Chay bollente…che con 40 gradi non è proprio il massimo! Incuriositi cominciano a far domande sulla moto e da li a poco si innesca una divertente trattativa x scambiare la ns moto con un pick-up! Qualche dritta sulla strada, ringraziamo e ci rimettiamo in viaggio x affrontare gli ultimi km verso Sanliurfa.
                    Arrivati in città cerchiamo subito l'hotel consigliatoci da Ulisse e Daniela in pieno centro e anche grazie all'aiuto della polizia arriviamo al Manici Hotel (4 stelle!!!). Finalmente un parcheggio coperto anche x la ns moto ed un hotel dall'aspetto lussuoso! Un illusione durata ben poco visto che la camera che ci rifilano sarà sprovvista sia di una bella vista che di un letto matrimoniale!
                    Sanliurfa è una città decisamente mediorientale che si affaccia sulle pianura della mesopotamia a circa 50 km dal confine siriano. Molto diversa dalle città viste fin ora, è centro spirituale e meta di pellegrinaggio poiché legata alla memoria del profeta Abramo. Si trova infatti qui la grotta in cui è nato. Decidiamo nel pomeriggio di visitare il Golbasi ( l'Area Sacra ) affollata di donne coperte da Chador neri e uomini che indossano i Salvar (larghi pantaloni a cavallo basso!!!). Il suggestivo Golbasi costituito da due grandi vasche rettangolari popolate da Carpe Sacre e da un roseto è una ricostruzione simbolica della leggenda di Abramo. Questa narra che il profeta, patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islamismo annientò le divinità pagane proprio in questa città, ma Nimrod, re assiro locale, ordinò che Abramo venisse arso su una pira. Dio però trasformò il fuoco in acqua ed i carboni ardenti in pesci ed Abramo precipitò dalla collina su cui sorge la fortezza atterrando su un letto di rose. Ancora oggi si dice che chi cattura una delle Carpe sacre verrà colpito da cecità. A sud ovest del Golbasi visitiamo il Dergah un complesso di moschee e giardini che circonda il cortile colonnato della grotta natale di Abramo, che prevede ingressi separati per uomini e donne. Visita veloce alla moschea dove veniamo accalappiati da un signore che scambiamo per il custode e che, dopo una breve visita della moschea, insiste con Simo per farsi fotografare con me provando a baciarmi più volte sulla guancia. Con una scusa mi scrollo il tizio da dosso e proseguiamo un po sconcertati per conto nostro. Anche la mia visita alla grotta dura pochi minuti a causa della puzza e dell'umidità. Prima di rientrare all'hotel decidiamo di perderci nel bazar, uno dei più belli di tutta la Turchia, dove oltre all'infinità di banchi di abbigliamento troviamo macellerie con tagli di carni di ogni tipo conservate in modo a dir poco discutibile.
                    Siamo stanchi causa la temperatura che ci ha cotti bene a modo, perciò decidiamo di cenare nel bel ristorante dell'hotel. Di solito evitiamo queste scelte, ma dato che servivano la Efes (birra turca) non ci abbiamo pensato su due volte.
                    Prima di cena ritiriamo anche la biancheria lavata e stirata dal servizio lavanderia express (non economico) consegnata nel pomeriggio. La giornata si conclude con una piacevole telefonata via skype a casa.















                    Commenta


                    • #11
                      Martedì 13 agosto
                      Tappa 11: Sanliurfa - Nemrut Dagi
                      km. 272

                      Basta un giorno così

                      Ci alziamo alle 8.00 con aspettative molto alte per la colazione che dovrebbe essere super, considerate le stelle dell'hotel. Meno male che non veniamo delusi, la cena di ieri sera infatti non verrà ricordata a lungo (Efes a parte) così riusciamo a rifarci abbuffandoci come al solito. Ci promettiamo di saltare il pranzo, promessa che non verrà poi mantenuta. Intanto davanti all'hotel una coppia sta caricando i bagagli su una moto uguale alla nostra. Conosciamo così Maurizio e Gloria di Verona. Anche loro oggi hanno in programma la nostra stessa tappa, quindi ci salutiamo con un arrivederci. Quando partiamo noi, il sole è già bello caldo, ma siamo ottimisti visto che dovremmo finalmente ritornare in montagna e trovare un po' di refrigerio. Complice la bella strada maciniamo in fretta i primi km e in poco tempo ci troviamo al fresco. Per entrare nel parco del Nemrut Dagi (2150m) ci sono diversi ingressi (8lt a persona) e noi optiamo per quello sconsigliato dalla guida: una strada secondaria sterrata che sale ripida per oltre 10km (da evitare assolutamente con la pioggia con pneumatici normali). La scelta si rileva azzeccata perché il percorso panoramico regala scorci fantastici in completa solitudine e si passa da Eski Kale (Arsameia) prima di arrivare in vetta. In questo sito si trovano alcune stele di pietra raffiguranti apollo e una galleria sotterranea che porta ad una stanza scavata nel profondo della roccia destinata a riti religiosi nella quale non ci attentiamo ad entrare. Ci fermiamo a bere anche una birra e fare un lunga chiacchierata con il ragazzo che parla un ottimo inglese dell'ombreggiato chiosco. E' così gentile che ci prenota anche una camera alla Cesme Pension (100lt mezza pensione). Per chi avesse un tenda consigliamo assolutamente di fermarsi da lui (purtroppo non ricordiamo il nome): mette a disposizione bagni e pasti semplici e garantisce che il cielo alla notte è uno spettacolo incredibile. Non facciamo fatica a credergli.
                      Arrivati alla pensione, un posto semplice ma tranquillo vicino a un torrente con un piccolo allevamento di trote ad accoglierci c'è il proprietario con la sua cagnolona e la moto di Maurizio e Gloria. E' da poco passata l'ora di pranzo decidiamo così di rilassarci un attimo, fare qualche telefonate, pubblicare due foto ed andare sul monte Nemrut al tramonto. Scambiamo due chiacchiere con Gloria, mentre Maurizio è purtroppo costretto a letto con la febbre alta.
                      Alle 18.00 con la moto completamente scarica saliamo per i 6 km che ci separano dalla cima. Gli ultimi 600 mentri sono da percorrere a piedi su un semplice sentiero panoramico di pietre. Raggiungiamo così una delle prime due terrazze artificiali realizzate proprio sotto la cima da Antioco I Epifane, un megalomane sultano di epoca preromana che desiderava una piccola e comoda tomba-santuario. In queste terrazze si trovano enormi statue monumentali raffiguranti il sovrano e alcune divinità con le quali credeva di essere imparentato. I terremoti hanno poi decapitato gran parte delle statue ed oggi colossali busti siedono in silenzio davanti alle loro teste alte 2 metri che li osservano dal basso. Aggiriamo poi in 5 minuti la montagna passando sulla terrazza ovest per goderci il tramonto che colora le teste di rosso. Unico peccato è l'assembramento di gente che si raduna a quest'ora. All'alba si ripete poi lo stesso accalcamento sulla terrazza opposta. Ci infiliamo velocemente la giacca, senza il sole la temperatura è precipitata repentinamente e corriamo giù verso la nostra cena di pesce che ci aspetta. Mustafa, il proprietario, ha apparecchiato fuori sotto un albero, Maurizio intanto si ripreso un pochino così passiamo una piacevole serata parlando ovviamente di viaggi dopo aver divorato una squisita trota . E' sempre un piacere stare ad ascoltare viaggiatori, persone mai banali, insomma dei personaggi. Pensare che Gloria ha viaggiato da sola con gli autobus tutta la Turchia ben 30 anni fa e attualmente ha visitato 64 paesi. Adesso sta ripercorrendo lo stesso giro riscontrando ovviamente enorme differenze. E' un insegnante che a 50 anni ha deciso di andare insegnare italiano in Polonia. Quando ci diamo la buona notte abbiamo bello e pronto il tour della Polonia! Ci addormentiamo così sognando viaggi futuri, finalmente a finestre aperte senza aria condizionata e con lo scorrere del ruscello che ci culla. Non chiediamo altro. La Dani vorrebbe fermarsi qua per il resto della vacanza e non ha tutti i torti.
















                      Commenta


                      • #12
                        Mercoledì 14 agosto
                        Tappa 12: Nemrut Dagi - Uchisar
                        600km


                        I km odierni sono tanti, quindi aiutato da GoogleMap metto a punto una scorciatoia per risparmiare tempo e strada. Il problema è che, non avendo ne un navigatore ne una cartina dettagliata, la possibilità di sbagliare strada o di perdersi in queste montagne è elevata. Oltre fatto che la benzina rimasta nel serbatoio è sufficiente al massimo per 100km e che Mustafa è convinto che lungo la "mia" scorciatoia il primo distributore è a circa 80km di strada "brutta". Ci siamo alzati alle 6.30 e alle 7.30 siamo già in sella dopo la colazione (record!). Testardi con non mai decidiamo di provare la strada più breve. Ripassiamo davanti al nostro amico del chiosco dell'Arsamenia al quale chiediamo un ulteriore parere sulla strada. Anche lui boccia immediatamente la nostra rotta consigliandoci di ritornare sulla strada principale. L'indecisione aumenta, ma continuiamo convinto io, la dani un po' meno, sulle nostre idee. Dopo una trentina di km ci rendiamo conto di non capire più dove siamo. I miei occhi guardano più il livello del serbatoio che la strada e ormai la mia unica speranza è di trovare un cartello che ci indichi qualcosa di più di un villaggio 15 abitanti. Ma niente. Chiediamo ai rari passanti indicazioni, ma oltre all'ostacolo della lingua uno prima ci indica una direzione e un'altro quella opposta. Ormai siamo scoraggiati fino a quando dopo una curva troviamo l'indicazione che tanto aspettavamo. Morale delle favola ritorniamo sulla strada principale (quella che non volevo fare) con il risultato di fare molti più km e aver perso più molto tempo del previsto. Insomma come direbbero i miei amici "epic fail"! Il nemrut Dagi ci ha sconfitti! Facciamo benza al secondo distributore che troviamo (il primo era secco) rendendoci conto di aver preso dei rischi inutili. Ne faremo tesoro.
                        Ci buttiamo lo stress accumulato alle spalle con un splendida sosta pranzo presso le cascate Gulpinar. Il luogo è fresco e ombreggiato e merita davvero una sosta, in più servono balik (pesce di fiume) su piastre roventi direttamente al tavolo. Riordiniamo lo stesso piatto della sera prima perché, dopo tutto il kebab dei giorni scorsi, il pesce è una vera manna dal cielo.
                        Sono quasi le sette di sera quando finalmente entriamo nel paesaggio surreale della Cappadocia. Siamo molto emozionati e procediamo quasi a passo d'uomo davanti ai primi peribacalar (camini delle fate) nel centro di Goreme. Non sono altro che pinnacoli di tufo isolati, alcuni alti anche 40 metri, a forma conica o fallica sormontati da cappucci di roccia più dura. Si sono formati grazie a fenomeni di erosione che hanno spazzato via lo strato di lava che ricopriva il tufo. Decidiamo di pernottare per 3 notti a Uchisar, una piccola e graziosa cittadina che sorge su un'altura, famosa per il suo castello e per le sue vedute panoramiche su tutta la Cappadocia. Si rivelerà un ottima scelta perché appena distanza 6km da Goreme non viene presa d'assalto dai pullman dei turisti. Optiamo per il Takaev Hotel che ha riservato per noi una "Suite cava": un trilocale di oltre 40mq scavato nel tufo con un bagno enorme (70 euro a notte). Abituati come siamo non ci sentiamo a nostro agio, in più il letto è veramente umido. Così, davanti all'incredulità del simpatico ragazzo che sta alla recepion 24h al giorno (alla nostra domanda su quante ore lavorasse rispose "I'm a robot!), chiedano di cambiare con una camera più modesta, ma con vista mozzafiato sulla valle. Ora sì che ci siamo!
                        Dopo esserci sistemati, facciamo una passeggiata per cercare un ristorante e arriviamo proprio sotto al castello nel ristorante du Mustafa che parla anche un po' d'italiano e tiene aperto fino a tardi. I problemi linguistici in Cappadocia sono terminati, chiunque lavori qui sa parlare più di una lingua. Ritorniamo in Hotel sapendo che domani ne vedremo delle belle...













                        Commenta


                        • #13
                          Giovedì 15 agosto
                          Giorno 13: Cappadocia
                          km. 90


                          Tanta roba!
                          Al Takaev la colazione viene servita su una splendida terrazza dalla quale la vista è di quelle che lascia letteralmente senza fiato. Ai nostri piedi si apre l'intera valle di Goreme, un paesaggio lunare al quale nessuna foto è in grado di rendere giustizia. Per oggi i nostri occhi potrebbero essere già soddisfatti, ma ecco che al tavolo si siede Enis, l'ultradisponibile ragazzo delle reception, munito di mappa che ci organizza praticamente la giornata. C'è tanta carne al fuoco e si raccomanda di ritornare per le 17.00 all'hotel per non perdere la visita a piedi con Murat (proprietario dell'hotel) nella Valle delle Rose, tutto questo gratuito!
                          A malincuore dobbiamo abbandonare la colazione e partire per la nostra maratona che prevede: una passeggiata nella Gorkundere (Valle dell'Amore dove si può camminare in mezzo a rocce particolarmente spettacolari), la visita di Cavusin (un paesino dominato da una rupe con rovine di un antico villaggio abbandonato), Zelve (altro paesino con chiese e case scavate nel tufo), la valle di Devrent (detta anche "immagination valley" perché si può giocare a riconoscere diverse figure nei fitti camini, come il cammello, la foca, il cappello di Napoleone e tutto ciò che la fantasia vuole vedere!) e ultimo, ma non ultimo, il museo a cielo aperto di Goreme (un antico insediamento religioso bizantino costituito da chiese, case e cappelle ricavate nella roccia, Patrimonio Mondiale dell'Umanità e attrazione più nota della Cappadocia,).
                          Girare in moto in questa regione è impagabile. In ogni momento viene voglia di infilarsi in una delle tante strade bianche sicuri che dietro a qualche collina si nasconda qualcosa di unico. Ci sentiamo come ad un enorme banchetto (a buffet come piace a me!) digiuni da giorni. Ma ci imponiamo di procedere con ordine, perché se rincorriamo come bambini tutto quello che ci si presenta davanti non ne veniamo più fuori di certo.
                          Come temevo sforiamo notevolmente con l'orario. Sono quasi le 5 e invece di essere all'hotel per il trekking, stiamo sorseggiando the in compagna di un ragazzo di Chicago e due turchi all'interno di un giardino botanico nascosto tra enormi camini e non abbiamo la minima intenzione di alzarci. Il natural Garden, raggiungibile tramite un sentiero sabbioso che mi ha messo in difficoltà alla guida, si trova nascosto al termine di una valle e per questo non viene preso d'assalto dalle orde dei turisti in pullman (i nostri "nemici" numero uno, perché al loro arrivo finisce l'atmosfera che posti come questi riescono a creare). Il tutto è gestito da un comico signore che insiste per mostrarci ogni angolo e pianta del suo terreno.
                          Il sole sta scendendo e ci rendiamo conto che dobbiamo assolutamente ritornare per visitare il museo a cielo aperto di Goreme (ingresso 8lt), imperndibile, dove per la gioia della Dani è previsto il noleggio di un audio guida.
                          Torniamo all'hotel che sono le 8 passate e decidiamo di fare il bucato (a disposizione c'è una lavatrice sotto la gestione dell'onnipresente Enis) prima di cenare nella turistica Goreme. Lo sbalzo di temperatura dal giorno alla notte è notevole e in moto lo si percepisce subito. In un bel ristorante assaggio finalmente il tasti kebapi, tipico della Cappadocia, un kebap con salsa di funghi e cipolle che viene cotto lentamente sulla carbonella in una pentola di terracotta sigillata, che poi viene rotta teatralmente quando è portata in tavola. Esausti dopo questa intensa giornata riusciamo ad andare a letto non prima che la Dani abbia fatto il suo giro quotidiano alle bancarelle!














                          Commenta


                          • #14
                            Bel report, chissà se potrò anche io fotografare quei bellissimi luoghi prima o poi!

                            Al momento mi accontento di vedere le vostre belle foto!!

                            Attendo il seguito!

                            federicoadv.wordpress.com

                            Vespa 1964 125 - Bmw R 1200 GS ADV 2010

                            Commenta


                            • #15
                              Venerdì 16 agosto
                              Giorno 14: Cappadocia
                              km. 230


                              Cappadocia: seconda puntata
                              La scena della mattina precedente si ripete, solo che oggi ad consigliarci cosa visitare si siede al tavolo della colazione Murat. In perfetto inglese ci mette a punto un promettente tour ad anello di 230km. Ritardiamo volentieri la partenza per scambiare due piacevoli chiacchiere con Valentino e Roberta, una coppia di Como e Milano, arrivati ieri nel nostro hotel con la loro Bmw R1200RT. Sono appena reduci da una multa per eccesso di velocità e ridendo e scherzando scopriamo di avere molte passioni in comune. Saremmo stati volentieri a parlare ancora con loro, ma "il dovere ci chiama" e per oggi abbiamo programmi diversi, peccato.
                              Questi ragazzi sorridenti, tranquilli e soprattutto umili, ci ricordano quanto sia piacevole parlare con un persone che hanno tanto da raccontare, ma prima di tutto sono capaci di ascoltare. Capita spesso negli incontri in viaggio e non solo, che le persone ti spiattellano in faccia tutto quello che hanno fatto e brigato, come se fosse un attestato a dimostrare il loro valore. Non si fa in tempo a condividere qualcosa che loro l'hanno già fatto prima di tutti e in modo più avventuroso e rischioso, come se quello fosse l'unico e il solo metro di misura. Anche io in passato credo di aver peccato un po' di presunzione nei "viaggi" in bicicletta. Mi sentivo un po' come un eroe che aveva compiuto un'impresa. Quando incontravo gente in moto pensavo "beh così ci riescono tutti"!!! (ai tempi non avevo ancora 30 anni e non ero mai salito su una moto!). Credo che la Turchia con le sue regioni più orientali fuori dal turismo di massa, con la sua gente dall'ospitalità sorprendente e le sue tradizioni ancora così vive e ben radicate, mi abbia fatto dimenticare che stavamo viaggiando in moto e mi abbia fatto capire che stavamo semplicemente viaggiando. Fino ad ora la Turchia mi ha regalato e insegnato tanto a prescindere dal fatto che fossi in bici, in moto o piedi, o che fossi arrivato via terra o con l'aereo, o che avessi alle spalle mille viaggi o nessuno. E di questo ne sono grato.
                              Con questi noiosi pensieri arriviamo alla stravisitata underground city di Kaymakli (ingresso 15lt), un labirinto di vani e gallerie che si inabissano per 8 piani sottoterra (solo 4 però sono aperti ai visitatori). Si pensa che questa vera e propria città potesse ospitare 3000 persone. La fitta rete di città sotterranee di questa regione (ce ne sono diverse, la maggior parte non accessibili) è stata creata originariamente dagli ittiti e poi ampliata dai bizantini che le utilizzavano come rifugi per sfuggire dalle persecuzioni.
                              Continuiamo con le precise indicazioni di Murat fino a Belirsima nel cuore della valla di Ihlara. Qui passeggiamo all'interno di un canyon con rupi frastagliate a fianco di un fiume (Melendiz Soyu) che si serpeggia tra chiese affrescate e distese infinite di vegetazione. Riusciamo poi a pranzare sdraiati sui tappeti di una precaria palafitta sul fiume. Dopo pranzo ne approfittiamo anche per un riposino.
                              L'ultima parte del tragitto è un po' più noiosa, la strada si fa più larga e veloce e a parte un lago termale e un altro paesino con le tipiche case e piccionaie scavate nella roccia, non c'è niente che valga una sosta. Chiuso l'anello a Goreme, richiamati dal rumore di alcuni quad, decidiamo di avventurarci nella Valle delle Rose con la nostra moto. Complice il tramonto ci gustiamo un paesaggio straordinario e scattiamo foto da copertina! Due piccoli inconvenienti prima di rientrare in hotel: il primo, meno grave ma più doloroso, una puntura di ape sul braccio infilatasi dentro la manica della giacca, il secondo la rottura della macchina foto con legittima incavatura della Dani. Alla sera visto l'ora tarda e la certezza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti ritorniamo da Musfafa (45lt), dove incontriamo un altra coppia di italiani in moto all'ottava volta in Turchia sempre in moto. Degli affezionati insomma!















                              Commenta

                              Premium ADV

                              Comprimi


                              Sto operando...
                              X